Quarant'anni di barbatrucchi

I Barbapapà nascevano nel 1970. Sono la famiglia più ecosolidale del fumetto.

06/05/2010
La famiglia Barbapapà (Ansa).
La famiglia Barbapapà (Ansa).

Lo zucchero filato è una particolare forma che assume lo zucchero quando viene cotto e tirato in fili. A crearlo sono stati due barbieri di Nashville sulla fine dell’Ottocento e da allora ne ha fatta di strada. In francese zucchero filato è reso dall’espressione barbe à papa che diviene, sul finire degli anni Sessanta, il nome di una delle famiglie più note ai bambini d’ogni latitudine: i Barbapapà.
 
Narra la leggenda che Barbapapà, un gommoso personaggio “mutaforma” che si presenta come un enorme birillo rosa, sia stato creato in un bistrò parigino dalle chiacchiere divertite di Annette Tison, architetto e designer francese, e dell’americano Talus Taylor, insegnante di biologia e matematica.
 
A Barbapapà, seguì immediatamente Barbamamma e quindi sette piccoli barbabebè. Nel frattempo anche i due creatori s’innamorarono e si sposarono. Appena nato Barbapapà diviene il protagonista di fumetti e libri illustrati e già nella fiera del libro di Bologna del 1970, che resta anche la data ufficiale della nascita del character, gli editori europei si contendono questo simpatico personaggio precursore del messaggio ecologista offerto attraverso prodotti plurimediali per l’infanzia.

Tre anni dopo la nascita, Barbapapà e la sua famiglia divengono i protagonisti di un lungometraggio animato, mentre l’anno successivo, grazie a una coproduzione tra la Tv olandese e uno studio d’animazione giapponese, nasce una serie animata composta da 150 episodi di cinque minuti ciascuno, trasmessa da Rai Due dal gennaio 1976. Un arricchimento della Tv dei ragazzi che accompa- gnava la porzione pomeridiana lasciata libera dai compiti scolastici. La serie Barbapapà affronta con leggerezza e simpatia tematiche profonde e complesse. Ecologia, approccio alla diversità, relazioni familiari sono avvicinate sempre con un tocco di leggerezza e poesia senza cadere nella banalizzazione.
 
L’arrivo di Barbapapà crea non poco scompiglio tra gli adulti di una normale famiglia della provincia francese, mentre i bambini, nello specifico i fratelli François e Claudine, accolgono subito con simpatia questo enorme personaggio che spunta dal loro giardino. La capacità di mutare forma e di modellarsi a piacimento affascina i bambini e l’espressione che accompagna ogni trasformazione, «resta di stucco, è un barbatrucco», si stampa immediatamente nell’immaginario di migliaia di bambini. La comparsa di Barbamamma, personaggio interamente nero dalle forme graziose, che ha sul capo una leziosa corona di fiori, accentua l’impianto familiare della serie. I due, attraverso delle uova deposte nel terreno del giardino di casa che li ha visti nascere, hanno sette figli ognuno con un colore e una caratteristica ben definita.
 
Barbabella, ad esempio, è la vanitosa della famiglia, interamente viola e inseparabile dallo specchio. Barbabravo è, invece, lo scienziato di famiglia, sempre alle prese con qualche nuova invenzione, ed è di colore blu. Ci sono poi il rosso sportivo Barbaforte, il giallo amante della natura Barbazoo, la verde musicista Barbalalla, l’arancione e intellettuale Barbottina, con gli immancabili occhiali e, infine, il nero e peloso Barbabarba, dallo spiccato talento artistico. Una famiglia articolata, dove a ogni caratteristica corrispondono innumerevoli possibilità d’avventura, dove la solidarietà, l’accoglienza, lo sguardo aperto e l’attenzione alla natura sono la regola.
 
Fra le molte curiosità che hanno accompagnato la fortunata serie ricordiamo la sigla Ma chi sono i Barbapapà?, scritta e cantata da Roberto Vecchioni con il gruppo delle Mele Verdi, dove troviamo anche Claudio Lippi e Orietta Berti, che hanno dato la voce l’uno a tutti i personaggi maschili della serie e l’altra a quelli femminili. Insomma, quarant’anni di simpatia e fascino per milioni di bambini e di dolci ricordi per genitori e nonni.

Stefano Gorla
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