Teatro, la crisi secondo Ronconi

La messa in scena al Piccolo di Milano di "Il panico" di Rafael Spregelburd permette al regista di descrivere il caos della vita contemporanea, in economia come nei sentimenti.

17/01/2013
Un momento di "Panico" (foto Luigi La Selva).
Un momento di "Panico" (foto Luigi La Selva).

In un’ampia scenografia totalmente bianca con nitide luci su un palcoscenico vertiginosamente inclinato verso gli spettatori, sul quale gli attori camminano a fatica per il pericolo di scivolare in platea, specie le attrici che hanno alti tacchi, debutta Il panico del drammaturgo, attore e regista argentino Rafael Spregelburd, con la regia di Luca Ronconi per la nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano. Il panico, come La modestia già allestita da Ronconi, fa parte dell’Eptalogia di Hieronymus Bosch di Spregelburd che, ispirandosi al dipinto di Bosch esposto al Prado di Madrid, ha reinventato i sette vizi capitali, trasformandoli in moderni corrispettivi: L’inappetenza, La stravaganza, La modestia, La stupidità, Il panico, La paranoia, La cocciutaggine.

Ne Il panico Ronconi presenta la vicenda in modo grottesco, a tratti comico (come non ci si aspetta da una regia di Ronconi!), anche se con un sottofondo di amarezza. Durante la crisi in Argentina del 2001 a una donna, Lourdes (Maria Paiato) con due figli, viene assassinato il marito Emilio (Paolo Pierobon) in un appartamento che un agente immobiliare (Iaia Forte) cerca di vendere e in cui è ancora disegnata a terra con il gesso la sagoma del morto. Ma il vero dramma dei familiari è ritrovare la chiave della cassetta di sicurezza in cui sono custoditi tutti i loro averi e che solo il marito, che si aggira ora come un fantasma e perciò non visto, sa dove è nascosta.

L’indagine alla ricerca della chiave prosegue tra strani e surreali personaggi: la funzionaria della banca (Alvia Reale), affiancata da una platinata segretaria (María Pilar Peréz Aspa), con divertenti battute, respinge la famiglia perché sotto sotto spera che la chiave non venga mai trovata così da non dover restituire i soldi, fatto che cela la realtà della situazione verificatosi in Argentina durante la crisi, quando il Governo, per bloccare le fuga dei capitali all’estero, impedì ai correntisti di prelevare se non piccole somme di denaro. Altro chiaro riferimento alla crisi è quando si ricorda che marito e moglie nella loro camera, prima di addormentarsi, parlavano solo della nota della spesa per decidere quali alimenti erano indispensabili da acquistare e quali no.

Riccardo Bini e Maria Paiato in una scena.
Riccardo Bini e Maria Paiato in una scena.

La funzionaria propone alla famiglia di rivolgersi a una sensitiva che indichi loro il luogo in cui è nascosta la chiave, a uno psicanalista (il diabolico Riccardo Bini) che metta ordine tra i confusi rapporti familiari e all’amante del marito (Elena Ghiaurov), rinchiusa in carcere perché accusata appunto dell’omicidio dell’uomo e che parla proprio di una chiave. Ma la chiave della donna è un’altra, è quella a cui si accenna nel Libro dei Morti dell’antico Egitto, una raccolta di formule magiche e religiose per aiutare il defunto nell’aldilà, libro che stava proprio leggendo l’assassinato.

Contemporaneamente, in una sorta di siparietti, alcune ballerine stanno provando una moderna coreografia, ispirata proprio al Libro dei Morti, con una danzatrice Elyse (Manuela Mandracchia) che scompare improvvisamente come era accaduto ai 30.000 desaparecidos, vittime delle dittature militari in Argentina, fatto che solo il coraggioso movimento pacifico della madri degli scomparsi (Le madri di Plaza de Mayo) ha fatto conoscere in tutto il mondo.

I personaggi sono grotteschi, alcuni hanno la consueta recitazione rallentata di Ronconi, e altri insolitamente incalzano con veloci battute comiche e con domande stringenti per tenere alta la tensione di quello che si rivela essere un vero e proprio giallo ad enigma con tanto di finale a sorpresa, che ricompone però tutte le parti di un puzzle ricostruito con precisione quasi matematica. Gli ambienti in cui si svolge l’azione (l’appartamento, la banca, il carcere) vengono indicati attraverso scritte luminose poste a lato della scenografia che, essendo inclinata per indicare la precarietà delle situazioni vissute, cambia solo in alcuni oggetti che si muovono su carrelli, in una danza macabra, come per esempio nella casa dell’assassinato che sembra stregata per accrescere la tensione.

Il cast di alto livello è composto da 14 attrici e 3 attori che si alternano gli uni con gli altri nei dodici quadri, spesso correndo da una parte all’altra, senza concentrarsi su quello che fanno perché si allontanano mentre stanno ancora concludendo l’azione precedente, come è tipico del convulso mondo contemporaneo, così da creare la suspense del meccanismo del giallo. Tra tutti spicca Maria Paiato che dall’intonazione della vedova affranta passa con disinvoltura all’isteria quando si sdraia sul lettino del carcere dove si trova l’amante del marito e capisce che l’altra donna sta parlando di una chiave simbolica e non della chiave della cassetta della banca.

Dove & Quando
IL PANICO, di Rafael Spregelburd. Traduzione di Manuela Cherubini. Regia di Luca Ronconi. Scene di Marco Rossi. Costumi di Gianluca Sbicca. Luci di A J Weissbard. Con (in ordine alfabetico) Riccardo Bini, Francesca Ciocchetti, Clio Cipolletta, Fabrizio Falco, Iaia Forte, Elena Ghiaurov, Lucrezia Guidone, Manuela Mandracchia, Valeria Milillo, Maria Paiato, María Pilar Peréz Aspa, Valentina Picello, Paolo Pierobon, Alvia Reale, Bruna Rossi, Sandra Toffolatti. Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Al Piccolo Teatro Strehler di Milano, fino al 10 febbraio 2013. Info: www.piccoloteatro.org, tel. 848.800.304

Albarosa Camaldo
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