Verdi-Wagner, sfida nei teatri

Nell'anno del bicentenario della nascita dei due grandi compositori, le loro opere affollano le stagioni dei principali enti lirici. Più articolata la ripresa dei titoli dell'italiano.

29/01/2013

In Italia l’evento più singolare – peraltro accompagnato da uno scarso rilievo mediatico – prodotto dal bicentenario wagneriano è stato senza dubbio Ring Saga. Si tratta di una versione in pillole della Tetralogia (solo 9 ore e 19 strumenti in tutto), da somministrare durante un fine settimana, concepita da dal musicista Jonathan Dove e dal famoso regista Graham Vick per la Birmingham Opera nel 1990 e riproposta al Valli di Reggio Emilia in una nuova produzione scenica. Un’operazione di tipo propedeutico, certo non diretta ai wagneriani duri e puri, per i quali si aprono ben altri orizzonti: l’Anello del Nibelungo in programma al Massimo di Palermo (in due disinte fasi, invernale e autunnale) e alla Scala, dove è stato preceduto da un Siegfried solitario a novembre e dall’eccellente Lohengrin dicembrino.

Ecco la presentazione dell'Anello del Nibelungo del Massimo di Palermo.




Tutto scontato sul versante esecutivo: compagnie interamente di lingua tedesca,
guidate a Milano da Daniel Barenboim e a Palermo dal direttore finlandese Pietari Inkinen con la regia di Vick e una sola cantante italiana, Anna Maria Chiuri. Tannhäuser, Maestri cantori e Parsifal latitano, ma l’Italia wagneriana, dopo le fortunate esibizioni dell’Olandese volante (a Torino) e di Tristano e Isotta (a Venezia), potrà darsi proficuo convegno anche a Roma: all’Accademia di Santa Cecilia per l’Oro del Reno in forma di concerto sotto la bacchetta di Kirill Petrenko, e al Teatro Costanzi con l’operona romantica Rienzi, che, diretta da Stefan Soltesz, ricompare sulle scene romane dopo oltre 40 anni di assenza.

Una scena di "Falstaff" andato in scena alla Scala (Rudy Amisano / Teatro alla Scala).
Una scena di "Falstaff" andato in scena alla Scala (Rudy Amisano / Teatro alla Scala).

Tutto (o quasi) secondo le previsioni per la dilagante ondata di piena verdiana, che ha preso le mosse fin dall’autunno scorso con assidue incursioni in provincia. Diciannove i titoli presenti negli oltre 30 teatri che hanno programmato opere di Verdi. Fra esse Macbeth, che nel Cinquentenario verdiano 1951 era quasi una novità, mentre oggi se ne prevedono ben 11 edizioni con la partecipazione di città di provincia quali Jesi, Reggio Emilia, Bolzano e persino Bassano. Anche Don Carlo offre un consistente apporto alle celebrazioni (tre edizioni, tutte in quattro atti, al Regio di Torino, al Comunale di Firenze e alla Scala); la notorietà di Nabucco è testimoniata dalla presenza in ben nove città, a cominciare dalla tradizionale Arena di Verona, che a luglio festeggia un secolo di attività.

Una consistente presenza del Verdi cosiddetto minore assicura una visione sufficientemente panoramica sui sessant’anni di attività verdiana:
dalle origini di Oberto (alla Scala) e Un giorno di regno (al Filarmonico di Verona), al congedo di Otello e Falstaff. Si registra inoltre un rinnovato interesse per Attila, I masnadieri, Il corsaro e Stiffelio. Fra i cantanti si mettono in evidenza alcune voci femminili di particolare interesse: Anna Pirozzi, Maria Billeri, Tatiana Serjan, Tiziana Caruso, la bravissima Maria Agresta e, autentica sorpresa, Jennifer Larmore, protagonista di un incredibile salto di corsia dal belcantismo rossiniano alle asperità di Lady Macbeth.

Giorgio Gualerzi
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