"Aiutare le donne aiuta l'Italia"

Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità, racconta la situazione della donna nel nostro Paese e spiega ciò che serve per migliorarla.

23/06/2010
Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità.
Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità.

Cambiano le regole per le lavoratricidel settore statale. Dal 2012 andranno in pensione a 65 anni. La settimana scorsa lo hanno annunciato agli italiani due ministri uomini, Sacconi e Brunetta. Ma accanto a loro c’era Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità, che in questa intervista spiega le misure compensative a favore delle statali e i temi più scottanti che deve affrontare il suo ministero.

– Ministro Carfagna, le dipendenti statali lavoreranno più a lungo. Un sacrificio in più per le famiglie?
    

     «Abbiamo adottato delle misure proprio per compensare il sacrifico che si chiede alle donne con tale norma. Con le risorse risparmiate ho chiesto che venisse istituito un fondo per finanziare le politiche a sostegno delle famiglie, soprattutto per aiutare le donne a conciliare il triplo ruolo di mogli, madri e lavoratrici».

– Quali interventi immagina?

     «Ad esempio la creazione di più asili nido».

– Ci saranno abbastanza finanziamenti, secondo lei?

     «Per i primi due anni non ne avremo, ma dal 2012 la nuova normativa dovrebbe garantire risparmi aggiuntivi, cumulati fino al 2019, pari a 1,45 miliardi di euro».

– Queste misure dimostrano che in Italia essere donna e lavoratrice è ancora difficile.

     «Purtroppo è così, soprattutto al Sud. L’Italia corre a due velocità. Al Nord il tasso di occupazione femminile è più alto anche perché i servizi all’infanzia sono migliori e maggiormente distribuiti sul territorio. Quando ledonne hanno la possibilità di dividere la cura dei bambini, degli anziani o di un disabile con le strutture pubbliche, trovano il tempo per dedicarsi alla propria carriera in ambito lavorativo. E fare carriera non è solo un desiderio legittimo, ma anche una necessità per mantenere la famiglia. Inoltre il lavoro delle donne favorisce la crescita del Prodotto interno lordo, cioè la ricchezza di tutti».

– Quali sono le discriminazioni più odiose che oggi subiscono le donne?

     «Nel campo del lavoro direi la discriminazione verso le lavoratrici madri. L’evento della maternità, un dono di Dio ma anche un atto di generosità nei confronti del Paese, viene considerato ancora un ostacolo da parte dei datori di lavoro. Molti di loro vedono nella donna madre una lavoratrice dimezzata. Più in generale direi che le donne scontano ancora un forte pregiudizio culturale. A volte sono giudicate non per le idee, ma per l’aspetto esteriore. Così non vengono prese sul serio, vittime di pregiudizi e stereotipi che resistono nonostante le battaglie per l’uguaglianza e le pari opportunità».

– L’ex premier inglese Margaret Thatcher,la “lady di ferro”, diceva che in politica gli uomini producono le chiacchiere e le donne i fatti. È così?

     «Non voglio generalizzare, ma in questi annimi sono resa conto che le donne entrano in politica spinte da una forte passione civile e da grandi ideali. Sono pragmatiche, meno inclini ai compromessi, difficilmente propense alla corruzione. Avere più donne in politica non è solo una questione di equità, ma una ricchezza per ciò che possono offrire in termini di pulizia morale, lealtà, onestà, trasparenza. Valori importanti soprattutto ora che la politica perde credibilità per vicende poco edificanti».

– Lei prima di entrare in politica ha lavorato in televisione, non crede che oggi sul piccolo schermo l’immagine della donna sia spesso mortificata?

     «Lo so bene, purtroppo. In televisione vincela dittatura dell’audience, che a volte produce mostri assolutamente deleteri per l’immagine della donna italiana. Si deve recuperare un’immagine della donna basata sulla sua intelligenza e la sua capacità di andare al cuore del telespettatore. È una battaglia culturale che dobbiamo vincere».

– In Italia molte donne immigrate sono vittime di padri-padroni e a volte sono costrette a matrimoni combinati, è preoccupata?

     «Mi preoccupa molto che in Italia ci siano sacche di intolleranza nei confronti di princìpi, come l’uguaglianza fra uomo e donna o la libertà di espressione, che per noi sono sacrosanti oltre che costituzionalmente garantiti. A volte alcune donne sono state punite fino all’estremo sacrificio a causa di una interpretazione estremista e fanatica dell’islam. In Italia ciascuno è libero di professare la propria fede, ma nessuno può violare diritti e libertàgarantiti dalla Costituzione».

– Dopo diversi casi di aggressioni a persone omosessuali che si sono registrati negli ultimi tempi il suo ministero ha lanciato unacampagna nazionale contro l’omofobia. Quanto è grave questo fenomeno?

     «In un Paese civile non è accettabile cheuna persona venga aggredita, insultata o picchiata soltanto perché ama una persona dello stesso sesso. Per questo motivo sono favorevole a una norma che punisca i reati contro la persona commessi con finalità di discriminazione a causa dell’orientamento sessuale della vittima. Detto questo, resto però contraria a equiparare le unioni omosessuali con il matrimonio. Sono invece aperta a discutere il riconoscimento di alcuni diritti come la possibilità di visitare il partner in ospedale e in carcere, oppure il diritto di subentrare nel contratto di locazione».

Roberto Zichittella
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