29/04/2011
Dal 2001 al marzo 2011, la media italiana di incremento dei prezzi è stata del 22,9%. La Calabria è la regione che ha subito l’aumento più elevato: +29,2 %. Seguono la Campania, con il +28,2 %, la Sicilia, con il +25,1 % e la Puglia, con il +24,6 %. In coda alla classifica, invece, troviamo il Molise (+20,6%), il Veneto (+20,5%) e, all’ultimo posto, la Toscana (+20,2 %). Tutto questo è avvenuto dopo l’introduzione dell’euro.
«La maggior crescita dell’inflazione - spiega Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA Mestre - non deve essere confusa con il costo della vita. Vivere al Nord è molto più costoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare, come abbiamo fatto noi, la dinamica inflattiva registrata in un determinato lasso di tempo. Certo, l’euro ha le sue responsabilità, ma riteniamo che la forte impennata registrata al Sud sia legata alla base di partenza dei prezzi che, nel 2001, era molto più bassa nel Mezzogiorno rispetto a quella registrata nel resto del Paesi».
Può essere sufficiente questa spiegazione per giustificare la maggior inflazione al Sud?
«Solo in parte. A condizionare questo risultato hanno concorso altre criticità molto concentrate nel Meridione. Mi riferisco al drammatico deficit infrastrutturale, alla presenza delle organizzazioni criminali che pesano su molti settori economici e produttivi, alla poca concorrenza nel campo dei servizi e, soprattutto, a un sistema distributivo delle merci molto arretrato e poco efficiente».
Quali sono state le voci di spesa che hanno subito i rincari più forti?
«Innanzitutto le bevande alcoliche e i tabacchi. A livello nazionale la crescita è stata del + 54,2%. Altrettanto significativo l’aumento registrato dai costi per la manutenzione della casa e le tariffe dell’acqua e dell’elettricità (+33,6%). Di rilievo anche i rincari registrati nei trasporti (+ 32,6%) e per i prodotti per la cura della persona, le assicurazioni e i servizi finanziari (+31,9%). L’unico settore merceologico che ha subito una diminuzione dei prezzi è stato quello delle comunicazioni (-27,6%), vale a dire il costo dei servizi telefonici e di quelli postali».
Secondo la CGIA di Mestre, con una spesa media mensile familiare pari a 100, le spese per l’abitazione (27,99), per i trasporti (13,76), per i mobili e gli elettrodomestici (5,45) e per gli altri beni e servizi (assicurazione vita e malattie, servizi finanziari, prodotti per la cura della persona, etc.) incidono per il 58% sul totale. Gli alimentari, le bevande ed i tabacchi, invece, solo il 18,88%.