Moda: anche i ricchi piangono

Ma solo in Europa, dove i titoli delle aziende del lusso hanno subito una contrazione superiore a quella dell’indice generale. E il 2012? E’ nelle mani dei consumatori asiatici

12/01/2012

Dopo l’annus horribilis 2008, le azioni della moda e del lusso, raccolte nell’indice Pambianco Fashion Europe, hanno avuto una crescita molto sostenuta nei due anni successivi, rispettivamente del 32% nel 2009, e del 34,3% nel 2010. Ma la tendenza si è fermata nel 2011, anno in cui l’indice ha chiuso con un -8,1% rispetto al precedente, un calo addirittura peggiore di quello dell’indice FTSE 100 (le cento società principali dei listini europei, che invece si è attestato ad un -5,6%. Dal 2000 a oggi le azioni della moda e del lusso in Europa hanno sempre fatto meglio del mercato, eccezion  fatta per due anni: il 2011 e il 2004, dove però l’andamento era positivo (erano cresciute “solo” del 6,8% contro il 9,9% dell’indice generalista). In realtà fino a luglio anche l’indice Europeo era in territorio positivo e con una performance migliore rispetto al FTSE 100, ma la crisi dell’euro scoppiata ad agosto ha cambiato le carte in tavola trascinando al ribasso anche i titoli della moda e del lusso, con poche eccezioni e nonostante molti di essi continuassero a registrare fatturati e utili record, trascinati dalle vendite nei paesi emergenti, primi di tutti la Cina.

Diversa è la situazione negli USA dove invece anche il 2011 si chiude positivamente per le azioni della moda e del lusso: l’indice Pambianco Fashion USA registra comunque un +11,5%, sovraperformando in questo caso l’indice Dow Jones, che chiude l’anno con un +5,5%.

Chi entra e chi esce. Cambia anche la fisionomia dei listini. A Milano vengono delistate Bulgari, acquisita da LVMH a € 12,25 per azione e Coin, acquisita da BC Partners a € 6,5 per azione. A Milano è però sbarcata Salvatore Ferragamo che, collocata a € 9 per azione a giugno, chiude l’anno con un +13,1%. A fare maggior scalpore sono però state le IPO su Hong Kong, segno evidente dell’inesorabile spostamento del baricentro del lusso verso l’Asia. Samsonite a giugno, Prada a luglio e Coach (già quotata anche a New York) a dicembre sono sbarcate sul listino cinese, anche se per il momento, con performance non brillantissime: Samsonite perde infatti il 16% e Prada l’11% dal prezzo di quotazione. Si modifica anche il campione americano con il delisting di Timberland, acquisita da VF Corporation. L’Opa condotta da VF a giugno è stata realizzata ad un prezzo di $ 43 ad azione, con un premio del 43% sul prezzo di chiusura del giorno precedente. A dicembre è invece stato il momento dell’IPO di Michael Kors. quotato a $ 20 per azione, che ha chiuso l’anno con un +36%.

I peggiori a Milano. La maglia nera del 2011 va purtroppo a 4 titoli di Piazza Affari. Safilo è la peggiore con un -63,3%. Male anche Antichi Pellettieri (-58,3%) affossata dalle vicende di Mariella Burani. Performance molto negative per Benetton (-40,0%) e Geox (-36,5%).

I migliori a New York. Il listino americano della moda è cresciuto in controtendenza con l’europa. Miglior performance è stata quella di VF Corporation, con un +47%. Il gruppo di sportswear americano, oltre alle acquisizioni di Timberland e della JV indiana, prevede di chiudere il bilancio 2011 con ricavi in crescita di circa il 23%. Bene anche Limited Brands (+31,3%) e Ralph Lauren (+24,5%). Lascia sul terreno un terzo del valore Guess (-37,0%), affossata dalle turbolenze in Europa dove il marchio sviluppa oltre un terzo del proprio business.
Previsioni per il 2012. Dopo un 2010 particolarmente positivo ci si poteva aspettare un 2011 in rallentamento. In Europa c’è invece  stata una brusca frenata. Sarebbe stato impossibile prevedere eventi quali lo tsunami in Giappone e la crisi dei debiti sovrani scoppiata ad agosto nella Ue. Tuttavia, Pambianco rileva che i bilanci delle aziende, soprattutto dei grandi marchi globali, sono ai massimi storici, trainati dai mercati asiatici. L’Europa è l’epicentro della crisi e, da questo punto di vista, con le manovre correttive in atto, il 2012 non sarà probabilmente un anno di crescita per i consumi. Un possibile respiro di sollievo nel settore della moda e del lusso potrà arrivare dai tassi di cambio, con un euro più debole che agevolerebbe le esportazioni. Un'altra spinta ai listini potrà venire dalle operazioni di acquisizioni. Dopo Bulgari, Coin e Timberland nel 2011, nel 2012 continuerà l’assalto di LVMH a Hermes, ma ci potranno anche essere altre prede in giro da tenere d’occhio: Hugo Boss (oggi controllato dal fondo di private equity Permira), Tiffany e Buberry (entrambe scalabili) i nomi più caldi.  Inoltre il Pil mondiale, nonostante la crisi europea, continuerà a crescere, così come la popolazione mondiale. Due indicatori storicamente positivamente correlati alla crescita dei beni di lusso.

P.M.G.
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