29/02/2012
Di necessità, virtù. Le banche chiedono garanzie che non ci sono, la crisi attanaglia i bilanci e a chi serve un mutuo non resta che chiedere somme più basse. Anche quando i soldi servono per spese importanti, come l’acquisto della prima casa. Negli ultimi tre mesi il “taglio” si aggira intorno al 9% per le somme richieste, secondo quanto rivela una ricerca di Mutui.it: se a novembre 2010 l’importo medio dei finanziamenti era di 160mila euro, oggi è di 146mila. Prima si puntava a coprire il 75% del valore con il prestito bancario, ora si è scesi al 63% e si restituisce in 25 anni. Tra il “prima” e il “dopo” c’è stato il crollo dell’economia. Cifre più basse ed età anagrafica più alta: fino alla soglia dei 40 anni non si parla di comprare casa, a riprova della difficoltà di avere una stabilità economica sufficiente per accedere ai mutui. «I dati emersi dalla nostra indagine – spiega Lorenzo Bacca, responsabile Business Unit di Mutui.it – provano che in tempi di crisi l’accesso al mutuo è materia per chi già dispone di risparmi. Anche chi vuole dedicarsi al primo progetto “da adulti” ha bisogno di costruirsi una solidità economica per ottenere la concessione del finanziamento; chiedere mutui per pagare il 100% del valore dell’immobile vuol dire esser certi di ottenere un rifiuto da parte delle banche. Naturale, quindi, che anche l’età media salga e che il sogno dell’indipendenza si faccia più lontano per i giovani». Diversa anche la scelta del tipo di mutuo: un anno fa solo il 27% delle richieste era orientata per quello a tasso variabile, mentre oggi si è arrivati al 42%, una scelta legata agli aumenti di spread imposti dalle banche.
Il crollo della richiesta di mutui, emerso già nel terzo semestre 2011, è stato registrato anche dai dati di Bankitalia: rispetto al terzo trimestre 2010 il calo è stato pari al 16%, mentre nel quarto trimestre i dati sembrano ancora peggiori (si deve attendere lo studio che sarà pubblicato ad aprile per poterli quantificare). Tecnocasa ha condotto uno studio per capire chi è che comunque continua a rivolgersi alle banche: nel 75% dei casi si tratta di uomini italiani. Niente da stupirsi sul sesso (il dato che mette in minoranza le richieste da parte di donne è storico), mentre si registra una forte contrazione della quota di cittadini stranieri, anche dell’area euro, che acquista in Italia. L’88% dei mutuari sono italiani, perché gli stranieri hanno maggiori difficoltà economiche e di garanzie da offrire agli istituti di credito. Poco meno dell’8% è rappresentato da cittadini dell’Eurozona, mentre tutte le altre provenienze si assestano sotto l’1%. A dimostrazione che è la crisi economica a influenzare questi dati c’è il crollo di domande soprattutto nel Nord-Est e che 8 richiedenti su 10 hanno un contratto a tempo indeterminato. Anche se “noioso”, il posto fisso pare l’unico in grado di smuovere le banche quando si parla di mutuo.
Eleonora Della Ratta