17/05/2011
Plagiare i lavori di altri, con la diffusione di Internet, è diventata la prassi: si recuperano velocemente le informazioni e l'attribuzione della paternità originale è un'impresa quanto mai ardua. La Corte di Cassazione ha iniziato a porsi il problema con un intervento che lancia un vero e proprio allarme per il presente e, ancor di più, per il futuro. La terza sezione penale si è infatti trovata di fronte al caso di una laurea copiata, operazione ben più diffusa di quanto si possa immaginare. Questi i fatti: nell'anno accademico 2001/2002 una studentessa iscritta all'Università di Cagliari, facoltà Medicina, si presenta all'esame di laurea con un testo del tutto identico a quello di un altro laureato presso al medesima Università ma risalente a sei anni prima. Identici il titolo, lo svolgimento e le fonti. Per chi mastica di computer si tratta di un classico ctrl+c/ctrl+v, comandi che indicano il "copia" e "incolla". Il Tribunale di Cagliari ha stabilito l'annullamento del titolo di Laurea per la studentessa, che è ricorsa in Cassazione: in questa sede i giudici non hanno potuto confermare tale provvedimento nei confronti della studentessa a causa di una inesattezza procedurale del Tribunale, ma non hanno perso l'occasione di porre l'attenzione su questo fenomeno. Questo il disposto della Cassazione: "La redazione di una tesi di laurea contenente la mera trasposizione grafica di altri elaborati di diverso autore con alcune correzioni e l'aggiunta di minimi elementi di novità, senza alcun frutto di personale elaborazione o, comunque, di valutazione critica della fonte utilizzata, configura il reato punito dalla legge 475 del 1925".
Redazione 2C Edizioni