14/06/2010
E brava la Vigilanza Rai. Per una volta che i commissari di destra e di sinistra si mettono d’accordo, per una volta che si giudica necessaria la trasparenza aziendale, quel che ne viene fuori è una colossale scemenza. Che ha unificato, altro miracolo, perfino la stampa italiana. Trasparenza è quella cosa che Gorbaciov chiamava “glasnost”, e si sa in Russia come è finita.
Da noi, più modestamente, invece di far crollare un impero ci si limita a sprofondare nel ridicolo. Come appunto scrivono, più stupefatti che indignati, un po’ tutti i giornali.
Se in Commissione non ci ripensano, vedremo dunque nei titoli di coda i compensi di tutti i direttori, conduttori e ospiti Rai. Bella festa per la massa dei lavoratori a mille euro mensili, che potrà farsi il sangue cattivo ad ogni finale di Tg e di rubrica.
Ora non è che stipendi e prebende dell’ente pubblico debbano rimanere segreti, anzi. Già siamo vessati da funzionari statali e parastatali che non rivelano nemmeno il proprio nome, figurarsi la busta paga. E’ giusto cioè che si sappia quanto guadagna il personale pagato con il nostro canone. Ma per questo basterebbe una tabella nel sito internet della Rai come voleva il presidente Zavoli, unico nella Commissione a ragionare.
Ricorrere ai titoli di coda è solo demagogia spicciola, rimedio peggiore del male, stimolo al voyeurismo, in definitiva ludibrio.
Né si pensi che, leggendo quelle cifre, il pubblico le attribuirà alla Vigilanza. No. Come effetto immediato, sarà la stessa Rai che avverte gli spettatori: avete visto questa schifezza di programma? Beh, per fare una simile indecenza Tizio e Caio hanno incassato tot milioni. Tiè. Puro autolesionismo. E risate a Mediaset.
Giorgio Vecchiato