12/10/2010
La Festa dell'Uva a Merano.
Dalla fine dell'estate è tempo di vendemmia, dal Piemonte alla Sicilia. E già arrivano i primi risultati sull'andamento del raccolto e sulla qualità dell'uva. Le previsioni di produzione per la vendemmia 2010 sono inferiori di circa il 5% rispetto allo scorso anno. Si sono attestate su un quantitativo complessivo di 43,5 milioni di ettolitri di vino e mosti. È questo quanto emerge dai dati forniti dalle cantine cooperative associate a Fedagri , le quali rappresentano il 40% circa di tutta la produzione vitivinicola nazionale e resi noti nel corso del Comitato di settore vitivinicolo.
“La riduzione della produzione", ha spiegato il presidente del settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative Adriano Orsi, "è in gran parte dovuta al drastico calo produttivo della Sicilia, dove quest’anno sono stati prodotti 2 milioni di ettolitri di vino in meno rispetto allo scorso anno, a causa di una serie di fattori climatici sfavorevoli”.
I dirigenti delle cooperative vitivinicole di Fedagri hanno inoltre espresso forti preoccupazioni per l’aumento dei costi produttivi che grava sulle aziende, in particolare quelli connessi al sistema dei controlli vigente.
Mentre vengono registrati segnali positivi dalla ripresa dell’export, che è ritornato a correre nel primo semestre del 2010 (+9%), rimane invece difficile la situazione della domanda interna, sulla quale pesano la contrazione dei consumi dovuti alla crisi economica e anche agli effetti delle campagne di prevenzione per la sicurezza stradale.
Il punto di vista del gigante dei vini
Dieci tenute presenti nelle 7 regioni a più alta vocazione vitivinicola, oltre 1.800 ettari di vigneto. Questo è il patrimonio della famiglia Zonin, uno degli osservatori più attendibili di come è andata la vendemmia a livello nazionale. Franco Giacosa, direttore tecnico della casa vinicola, che guida uno staff di 32 agronomi ed enologi non ha dubbi: la vendemmia 2010 sarà ricordata per l’eleganza dei vini che si otterranno. Per i bianchi aromatici e per i rossi del Chianti è stata un’annata eccellente, in Sicilia ci sono stati risultati eccellenti. La quantità sarà maggiore nel Nord Italia e inferiore alle attese del 10/15 per cento nel Mezzogiorno, ma la qualità sarà sorprendente.
Così la vendemmia sui colli di Firenze
È iniziata alla fine dell’estate la vendemmia sulle colline attorno a
Firenze, dove si produce il vino DOCG Chianti Colli Fiorentini.
Nonostante in questa ultima parte dell’estate il maltempo si sia
accanito anche sulla Toscana, la produzione dovrebbe essere superiore a
quella dell’anno scorso. Ma il dato più importante è quello della
qualità. «L’uva che stiamo raccogliendo mostra una buona sanità e un
buon contenuto zuccherino», dichiara Marina Malenchini, presidente del
Consorzio. Le rese di uva per ettaro vengono costantemente tenute dalle
aziende ben al di sotto dei già stretti limiti consentiti. Anche
quest’anno è stato compiuto il “diradamento”: parte dei grappoli sono
stati eliminati, per permettere a quelli migliori di maturare
maggiormente e di avere un più alto contenuto di zuccheri.
Come ogni
anno, la vendemmia diventa anche un’occasione per creare più di 500
posti di lavoro stagionali, favoriti dal 2009 anche dall’introduzione
dei voucher, i buoni lavoro che semplificano notevolmente gli aspetti
burocratici e fiscali. «A lavorare per le nostre aziende durante la
vendemmia – continua Marina Malenchini – sono molti giovani, per esempio
studenti che così integrano il loro bilancio o si pagano le prossime
vacanze. Ma ci sono anche pensionati. Purtroppo a partire dall’anno
scorso abbiamo visto aumentare di molto il numero di persone che
partecipavano alla raccolta perché avevano appena perso lavoro a causa
della crisi. Speriamo che la vendemmia possa aiutare anche le famiglie
che in questo periodo hanno bisogno di integrare le loro entrate».
La riscossa del tappo di sughero
Il tappo di sughero sta via via scomparendo, soppiantato da quelli in plastica, che molti sostengono essere più pratico oltre che più sicuro per la conservazione del vino. Certo è che tra gli enologi e gli amanti del buon bere i sostenitori di quell’oggetto antico e naturale (è un prodotto riconosciuto ecosostenibile) sono ancora tanti. Così, dal Portogallo, uno dei maggiori produttori di sughero al mondo, è partita una campagna, sostenuta anche dalla nostra Federlegno, per promuovere questo materiale pregiato. Inventato in Australia da un certo Gregor Christie, è nato intanto uno speciale tappo in sughero, il Procork, alle cui estremità è stata applicata una membrana semipermeabile che impedisce il passaggio di molecole di grandi dimensioni, in particolare il tricloroanisolo, responsabile del fastidioso sentore di tappo presente nei vini.
Uva, mosto e novello per esser più belli
Nella zona di Merano, in autunno, si tiene il Törggelen, la festa che celebra castagne e vino novello. Prodotti tipici dell’Alto Adige da assaporare e gustare, ma anche da provare sulla pelle nella Spa & Vital delle Terme Merano, all’avanguardia nei trattamenti a base di prodotti naturali. Fieno ed erbe alpine, mela e castagna, ma è soprattutto l’uva la regina della stagione.
Ricca di vitamina E, acidi grassi e sostanze minerali, l’uva protegge la pelle dai radicali liberi, ne contrasta l’invecchiamento e regala freschezza. Proprio all’uva è dedicato un pacchetto delle Terme Merano, una proposta dalla durata limitata, dal momento che il prodotto principale è l’uva fresca, appena colta. Solo dal 10 al 31 ottobre si potrà quindi testare sulla pelle i benefici tutti particolari dell’uva novella. Il pacchetto “Uva Meranese fresca” comprende: un bagno al mosto d’uva fresca, un impacco di uva fresca per il corpo, un massaggio alla schiena con olio di vinaccioli, un ingresso di 2 ore alle Terme Merano.
La tradizione meranese vuole del resto da sempre che la spremitura dell’uva sia una vera e propria festa, alla quale partecipavano un tempo parenti e amici che dopo il lavoro assaggiavano in anteprima il vino nuovo, insieme alle specialità locali. Oggi l’usanza continua e Merano si anima di manifestazioni e feste dedicate ai prodotti tipici autunnali. Dal 15 al 17 ottobre si tiene la Festa dell’uva, kermesse dedicata a folclore, musica tipica e gastronomia, con la caratteristica sfilata domenicale di carri e bande.
Anche Venezia ha il suo vino: d'oro
Anche Venezia entra da oggi nel gotha dell’agricoltura eroica nazionale. Lo ha sottolineato il presidente del Veneto Luca Zaia che nella tenuta Venissa dell’isola lagunare di Mazzorbo, ha dato il via alla prima vendemmia dell’Uva d’Oro, o Dorona, antico vitigno veneziano a bacca bianca, riscoperto, salvato dall’oblio e recuperato grazie all’impegno di Veneto Agricoltura, del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano e di imprenditori privati che hanno voluto scommettere sul vino di Venezia.
Venissa è il nome di una tenuta di proprietà del Comune di Venezia situata nell’isola di Mazzorbo, posta a fianco di Mazzorbetto e Burano e di fronte a Torcello. Questo nucleo di isole (delle quali facevano parte anche Ammiana e Costanziaco, oggi scomparse) è di fatto il cuore antico della Serenissima, dove per primi si insediarono quanti fuggivano dalla terraferma invasa da Attila. La tenuta, situata nella testata nord dell’isola, è stata data in concessione sulla base del progetto ritenuto il più meritevole tra dodici presentati, ed è stata trasformata in un vigneto assolutamente unico al mondo, con annessi centro di formazione, educazione e ricerca agroambientale. Il progetto è stato proposto da due imprenditori del settore dell’enologia e della nautica, Gianluca Bisol e Alberto Sonino). Accanto a Zaia, a vendemmiare c’erano il sindaco Giorgio Orsoni, il vignaiolo presidente della Biennale Paolo Baratta e i ragazzi con sindrome di down dell’Associazione Italiana Persone Down – Sezione della Marca Trevigiana, oltre agli anziani di Burano e Mazzorbo che coltivano con le verdure tipiche della laguna gli orti realizzati all’interno dell’area di Venissa.
“Il Veneto si pone come prima Regione per produzione di vini e di vini a Denominazione d’Origine e DOCG, dei quali quasi l’85 per cento sono ottenuti da uve autoctone”, ha affermato Zaia,“e si pone per questo a rappresentare il territorio italiano nel mondo”. “Qui a Venissa abbiamo voluto vincere una sfida: riportare la produzione vinicola nell’Isola di Mazzorbo, dove era esistita per secoli per poi scomparire. I veneziani sapevano anche vivere bene, e chi vive bene non può abbandonare il vino”.
A Barolo nasce il Museo del vino
Un museo dedicato al vino non poteva che nascere nelle Langhe, in una terra che custodisce alcuni tra i più prestigiosi vitigni al mondo e una tradizione secolare legata alla produzione. E non poteva individuare scenario migliore del luogo in cui, secondo la tradizione, conobbe i suoi natali il re dei vini: fu proprio nelle cantine del Castello Falletti di Barolo, infatti che la marchesa Julia Colbert creò il vino Barolo, destinato a diventare il vino ufficiale della Corte dei Savoia. L’allestimento è stato curato da un architetto di fama mondiale come Fracois Confino., autore dello straordinario inervento scenografico che ha interessato la Mola Antonelliana di Torino per ospitare il Museo nazionale del Cinema. Il percorso di visita si sviluppa nei cinque piani del castello, per oltre 2.700 metri quadrati di superficie che raccontano il mondo e la cultura del vino dalla vigna alla cantina.
Anche i vini hanno un Nobel
Il premio internazionale del vino è stato istituito nel 2001. Già nel suo anno di esordio il concorso enologico ha visto la partecipazione di 2.235 vini provenienti da tutte le più importanti zone di produzione del mondo. Oggi è riconosciuto come il più prestigioso del mondo. MUNDUSvini è la più grande manifestazione di degustazione a livello mondiale condotta sotto l´egida dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino OIV di Parigi e dell’Unione Internazionale degli Enologi UIOE. Il Gran Premio Internazionale del Vino MUNDUSvini si distingue per la sua giuria altamente qualificata, composta da più di 270 giurati tra enologi, analisti, rivenditori specializzati, sommelier, ristoratori e giornalisti enogastronomici provenienti da 49 nazioni. Il 2010 ha visto partecipare al concorso complessivamente 5.883 vini provenienti da 42 paesi. Di questi, 164 sono stati i vini italiani che hanno ottenuto una menzione.
Tempo di nuove guide
Ritorna l’autunno e puntualmente ecco le nuove guide dei vini. Per avere un’idea complessiva del settore, magari il suggerimento è quella di comparare le diverse pubblicazioni. Tra quelle italiane più attendibili c’è sicuramente La guida vini d’Italia 2011 de L’Espresso. Di Fabio Rizzari ed Ernesto Gentili, l’edizione prevede 20.000 vini degustati e 10.000 selezionati, 2.850 produttori recensiti di cui 382 segnalati con una, due o tre stelle (solo 14 aziende). La guida ha individuato quest’anno 231 vini d’eccellenza. Piemonte (con 57 eccellenze) e Toscana (con 41) mantengono la leadership nazionale. A quota 19.5 su 20 di massimo punteggio volano soltanto quattro vini: il Barolo Monfortino 2002 di Giacomo Centerno, il Barolo Monprivato Cà d’Morissio Riserva 2003 di Giuseppe Mascarello e Figlio, il Caberlot 2007 del Podere il Carnasciale e Le Pergole Torte 2007 di Montevertine. La Malvasia di Bosa 2006 di Columbu capeggia tutte le classifiche con 20/20.
di Giusi Galimberti