15/04/2010
Degustazione durante il recente salone di Vinitaly.
Si chiama Slow Wine ed è la nuova guida ai vini italiani di Slow Food, che uscirà in
ottobre. Una selezione che è figlia dei numerosi stimoli che
continuamente giungono dagli amanti del vino all'Associazione fondata a Bra da Carlo Petrini. L’enologia, infatti, da sempre è presente nel pensiero e nelle
iniziative di Slow Food, anche se questa è solo una parte dell'impegno dedicato alla
vitivinicoltura: sono infatti pronte altre iniziative editoriali, come i Master
of Food e il sito slowine.it, e ripartiranno anche i Presìdi del vino.
Marco Bolasco, direttore Slow Food
Editore, spiega: «Slow Wine è anche il frutto del notevole sforzo e lavoro della
nostra casa editrice, con l’impiego di risorse e intelligenze nuove e
un partner importante come Giunti. A riprova di questo voglio annunciare
che ci saranno le edizioni in inglese e tedesco, il formato elettronico
e le relative applicazioni per smartphone, e il libro avrà grafica e
linguaggio innovativi. Inoltre, Slow Wine uscirà con una presentazione
ufficiale il 20 ottobre, degna anteprima del Salone Internazionale
del Gusto, che si svolgerà dal 21 al 25 ottobre a Torino».
Ma perché una nuova guida al vino? Secondo i curatori di Slow Food, era
necessaria una riflessione e un sostanziale cambiamento nell’affrontare
il mondo vitivinicolo, un panorama molto dinamico, spostando
l’attenzione dal bicchiere a tutto ciò che sta dietro, a partire
dalle cantine, per avere una valutazione completa, precisa e affidabile.
Slow Wine scaturisce da questo approccio, grazie al quale il vino
è diventato veicolo per descrivere il territorio. La vera
svolta che c’è dietro alla guida sono le 2.000 visite in cantina con più
di 150 colaboratori coinvolti. Un lavoro che è stato possibile grazie alla rete associativa Slow Food, che ha voluto conoscere le donne e gli uomini che lavorano nelle vigne.
Fabio Giavedoni, uno dei curatori, aggiunge:
«Abbiamo organizzato incontri su tutto il territorio italiano per
definire il format dei giudizi. Slow Wine si basa sulle visite in
cantina per un rapporto diretto con i produttori. Ma non si sono
abbandonate pratiche assodate. Successivamente infatti si passerà alla
fase dell’assaggio, che si svolgerà in maniera tradizionale (alla
cieca). Novità e continuità accompagnano così il giudizio. Nelle schede
ci saranno inoltre “carte d’idenità” delle cantine con le informazioni
che i vignaioli ci hanno fornito sotto propria responsabilità, una sorta
di autocertificazione, ma con la garanzia del rapporto che abbiamo
instaurato con loro. Oltre ai 150 collaboratori, al panel di valutazione
si è aggiunto un team di “ospiti” italiani ed esteri, costituito da
giornalisti, grandi appassionati, enotecari, blogger e importanti
sommelier. Segno che Slow Wine è un’opera aperta: novità, tradizione e
contaminazione».
Pino Pignatta