01/12/2010
Woodrow Clark, che nel 2007 ha ricevuto con Al Gore il Premio Nobel per la pace per le battaglie a favore dell'economia verde e di un'agricoltura sostenibile.
Nel 2007 gli diedero, insieme ad Al Gore, ex vice presidente degli Stati Uniti al fianco di Bill Clinton, il premio Nobel per la pace. Si chiama Woodrow Clark e venne insignito per essere stato l'autore del documento del Comitato Intergovernativo dell'ONU per i cambiamenti climatici. Allora non furono poche le polemiche: il premio per la pace a due profeti dell'economia verde? Qualcuno rispose che i due volevano fare la pace con il nostro pianeta. E la spiegazione piacque.
Famiglia Cristiana ha incontrato Clark, profeta del verde, a Torino: è arrivato dalla California per conoscere ANT che in inglese significa formica, ma che all'Università di Torino sta per "AgriNewTech", filiazione della facoltà di Agraria dove si lavora e si offre consulenza per un'agricoltura il più verde possibile. Precisamente come Clark sogna, lui che per il verde si batte offrendotelo col piglio e la fede da predicatore della frontiera. E con un'antipatia per i Bush pari a quella che molti italiani appassionatamente coltivano per i nostri politici.
Il Paese più arretrato del mondo? Il suo. "Gli Stati Uniti, dove non hanno ancora capito che la seconda rivoluzione industriale è morta e che ormai addirittura la Cina è avviata verso la terza, quella dell'energia verde. I nordamericani sono troppo ricchi per capirlo, hanno ancora troppo denaro e troppo petrolio". E troppi petrolieri, a cominciare da quei Bush che soffiarono al suo amico ambientalista Al Gore la Presidenza degli Stati Uniti grazie a un conteggio di voti non troppo chiaro.
E oggi Obama, altro ambientalista, è in enormi difficoltà sebbene sia riuscito a far passare, il 13 febbraio 2009, la famosa legge per il rilancio dell'industria detta "Recovery Act", da un Parlamento allora democratico.
“Lo avete visto anche voi cosa è riuscito a fare il vostro Marchionne grazie ai finanziamenti del "Recovery Act". Pochi giorni fa, in occasione della presentazione della 500 Chrysler-Fiat al salone di Los Angeles, Obama lo ha persino ringraziato incontrandolo nello stand intitolato: "The Italians are back!", e cioè "Gli italiani sono tornati.”
Quando Clark sente che la "T" di Fiat significa Torino, si entusiasma e profetizza che la "Fabbrica Italiana" diventerà una delle più potenti al mondo. “Non appena avrà dotato le nuove piccole Chrysler-Fiat con il motore a idrogeno in via di progettazione allo storico Centro ricerche di Orbassano, in Piemonte, le 500 saranno le city-car degli Usa, come lo sta diventando la River Simple nel Regno Unito.
Quanto agli Usa, il dottor Clark (dottore nel senso di laureato Nobel) estrae dal computer la foto di sé stesso al volante di una GM Equinox, alimentata con pile a idrogeno. “Perchè l'idrogeno assolutamente non inquina. Certo ti devi abituare: ti fa partire come un razzo e non fa rumore al punto che a ogni curva devi suonare il clacson”. Facciamo gli scettici e gli ricordiamo che della River Simple ne sono state acquistate in leasing poche decine dalla città di Leicester per un progetto drive sharing, con una city car che arriva appena ai 75 km l'ora e con un'autonomia di 300 km. Chiamiamolo un esperimento urbano entusiasmante. E quanto alla Equinox si tratta di un Suv, ma la GM ne ha prodotte poche decine, anche loro soltanto prototipi sperimentali.
Qui Clark ci racconta la sua storia di fede e passione: “Ho operato nei laboratori di Livermore in California, dove si disegnano armi atomiche. Lavoravo insieme con un'ottantina di persone all'auto elettrica, progetto marginale cui nessuno credeva, con finanziamenti ridicoli ricavati dalle pieghe degli enormi bilanci per le armi. Quando la sviluppammo con successo la offrimmo alla GM che ci rise in faccia. La prese la Toyota ed ecco la Prius che tutti conoscete. Eppure eravamo stati stipendiati con denaro del contribuente americano”.
Non tutto è perduto. Mentre gli Usa vanno alla deriva con un presidente dimezzato da un Parlamento repubblicano, la California rimane ben decisa a diventare un'isola verde. ”A partire dai suoi campus universitari", spiega Woodrow Clark, "che io voglio vedere verdi e sostenibili entro una decina di anni. Dovreste farlo anche voi, cominciando proprio da qui", cioè dal campus di agraria e veterinaria dove c'è ANT che l'ha invitato, creatura dei professori Angelo Garibaldi e Maria Ludovica Gullino.
Clark mi sventola sotto il naso un foglio nero e luccicante che pare una pellicola. È un pannello solare con cui potremmo coprire anche i tetti dei nostri centri storici. “Diteglielo, urlateglielo! Con questi fogli la Cina sarà presto un leader mondiale. Anche l'Europa potrebbe diventare una guida nelle tecnologie verdi, nell'agricoltura sostenibile. Basta vedere quello che stanno facendo la Germania e soprattutto la Danimarca dove quasi il 50% dell'elettricità è prodotta da pale eoliche”.
Dottor Clark, ribattiamo noi, in Danimarca soffia un vento che ti butta per terra, mentre noi siamo il paese di palazzi e centri storici. Alcuni nostri famosi critici d'arte sostengono che le pale eoliche sono un business in mano alla mafia che va deturpando alcuni antichissimi gioielli.
Clark non si scompone e tira fuori dal computer la sua soluzione: un complicato sistema di tubazioni raso terra atto a catturare il vento senza che lo si veda. “Nel mio sogno verde non ci sono solo pale eoliche, ma treni ad alta velocità alimentati da pannelli solari, biciclette elettriche e intelligenti capaci di caricare le batterie per la salita quando siamo in discesa o quando pedaliamo, quindi piste ciclabili. Le auto le vedo tutte ad idrogeno”.
Dottore, scusi ancora, ma lei non aveva promesso di venire a Torino per parlare di lavori nuovi scaturiti dal verde?
“Lei non li vede i nuovi lavori dietro tutto quello che io le ho detto? E aggiungo altre due cose: "Mi pare che in Italia l'Enel sia avviata verso la realizzazione della "smart grid", o rete intelligente, secondo la quale gli eventuali surplus di energia verranno redistribuiti in tempo reale in altre aree, il tutto integrando il prodotto di energie rinnovabili il cui utilizzo mi sembra incentivato anche in Italia. Ha idea di quanto lavoro da tutto questo ci si potrà inventare?”.
Ida Molinari