04/07/2012
La riproduzione grafica dello svolgimento dell'esperimento CMS, che in coordinazione con l'esperimento ATLAS ha dimostrato l'esistenza del bosone di Higgs.
Gli davano la caccia da anni e oggi ci siamo. Il mitico bosone di Higgs, quello che ormai tutti conoscono come particella di Dio, esiste. L'annuncio è stato dato a Ginevra dagli scienziati del Cern, i laboratori europei che si trovano nella città svizzera. Qui si sono svolti gli esperimenti decisivi con l'acceleratore LHC, il Large Hadron Collider, che si sviluppa su una circonferenza di 27 chilometri, attraversando addirittura il confine fra Svizzera e Francia. E ce ne rallegriamo, visto che LHC è stato costruito soprattutto per la caccia a Higgs.
Ma cos’è questa particella? La teoria su di essa venne ipotizzata nel lontano 1964 dal fisico inglese Peter Higgs per spiegare la massa (la sostanza) delle particelle che compongono la materia che ci circonda. Questa è davvero organizzata secondo il modello elaborato in anni di ricerche dai fisici, il cosiddetto modello standard. Gli ingredienti del modello sono le particelle elementari, ma il modello non rende conto della loro massa. Per questo occorre il bosone di Higgs.
Ma perché chiamarla particella di Dio? Perché la sua esistenza ci avvicina alla verità.
Aggiungiamo che il bosone trova origine nello stesso meccanismo che è alla base della superconduttività, come dire di tutte le moderne tecnologie, dai computer al biomedico più avanzato.
Un'immagine della conferenza tenutasi stamattina presso il Cern di Ginevra.
Retrospettivamente notiamo con orgoglio che a questo risultato l'Europa è
giunta per prima. Di più. Al centro delle ricerche con cui si è
riusciti a individuare l'elusiva particella ci sono due esperimenti. Uno
è “Atlas”, diretto dall'italiana Fabiola Gianotti. Il che ci consente di aggiungere che alle spalle di tutto ciò vi è l'Italia che funziona
e funziona alla grande. Centinaia di giovani scienziati, uomini e
donne mandati a Ginevra oppure impegnati a distanza dalle nostre
università e dal nostro Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, INFN,
sono stati componenti fondamentali dell'esperimento.
Come ha sottolineato il prof. Fernando Ferroni, presidente dell'INFN,
la tecnologia di punta utilizzata nell'acceleratore e negli apparati
sperimentali ha richiesto un grande sforzo competitivo da parte della
nostra industria che è riuscita ad aggiudicarsi molte delle commesse del
Cern per LHC.
E c'è di più. Il Cern è stato uno sprone sicché la nostra industria, in un ambiente di tecnologie di punta, ha aumentato in modo significativo la competitività industriale del nostro paese. Le tecniche di frontiera così sviluppate potranno costituire anche un nuovo punto di partenza.
Ida Molinari