08/12/2011
Nessuno ci era ancora riuscito: nonostante il progresso
della tecnologia e dello studio dei materiali, quello del liutaio rimane ancora
un mestiere per il quale serve talento individuale, al punto che i mitici
violini Stradivari, di cui ne sono rimasti solo 650 esemplari in tutto il
mondo, si sono distinti per più di tre secoli in virtù di un suono inimitabile.
Almeno fino a oggi, dato che Steven Sirr, radiologo presso il Firstlight
Medical Systems in Minnesota, in collaborazione con una violinista amatoriale, ha presentato alla riunione annuale della Società
radiologica del Nord America un riproduzione di Betts, lo Stradivari del 1704
conservato presso la Biblioteca del Congresso negli Usa.
Lo studio ha avuto inizio alcuni fa, quando Sirr quasi per
caso si ritrovò a effettuare la tac a un violino e gli balenò l'idea che fosse
possibile riprodurne il suono: "Pensavo che il violino fosse solo un
guscio di legno che circonda l’aria”, ha
spiegato Sirr: “Ma mi sbagliavo. C’è molta anatomia al suo interno”. Prima di
arrivare all'esperimento di Betts, Sirr si è "esercitato" con oltre
100 violini e, una volta arrivato al mitico Stradivari, ha realizzato qualcosa
come 1000 tomografie computerizzate.
I risultati ricavati, una volta elaborati, sono stati
"spediti" a un'apposita macchina capace di comandare uno strumento
di intaglio ad alta precisione secondo i
dati acquisiti. Sagome del tutto simili a Betts hanno così preso forma
garantendo, a tutti quegli appassionati che non avranno mai la chance di
suonare uno Stradivari, di suonarne un clone "originale".
Andrea Gilardelli