13/01/2012
Attivisti di Greenpeace davanti alla spiaggia di Durban, in Sudafrica, durante l'ultima Conferenza internazionale sul clima (Foto Ansa).
Il nuovo anno è iniziato con temperature al di sopra della media stagionale e scarse precipitazioni.
L’Italia sta sperimentando un inverno insolitamente mite che, almeno per quanto riguarda il mese di dicembre, ci ricorda il famigerato “anno senza inverno”, ovvero il 2006-7.
Il 2011, intanto, si è classificato al terzo posto tra gli anni più caldi dal 1800 ad oggi, alla pari col 2000. Ad attestarlo sono i rilevamenti della Banca dati del Gruppo di climatologia storica dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna.
L’anno appena concluso ha fatto registrare un'anomalia di un grado sopra la media del periodo di riferimento 1971-2000. A contribuire a questo record sono state soprattutto la primavera e l'autunno (rispettivamente quinta e quarta più calde degli ultimi due secoli) ed i mesi di aprile e in particolare settembre (rispettivamente terzo e secondo più caldi).
Oltre a essere stato un anno molto caldo, il 2011 è risultato anche abbastanza secco, con un 13% di precipitazioni in meno rispetto alla media di riferimento, che lo colloca al ventesimo posto tra gli anni meno piovosi dal 1800 ad oggi. Da notare che, degli anni successivi al 2000, solo il 2010 è fuori dai primi 15 per temperature.
“Se si esclude un’unica settimana con eventi significativi di pioggia, il periodo agosto-dicembre 2011 sull’Italia nordoccidentale è risultato particolarmente caldo e secco, ai limiti della siccità”, osserva Claudio Saccardo, geofisico dell'Università di Torino, dal sito Climalteranti. “Tuttavia, l’unica settimana con precipitazioni ha fatto registrare apporti così rilevanti da scatenare fenomeni alluvionali che hanno provocato danni rilevanti. Nello stesso periodo e nella stessa regione, pertanto, si sono registrati pertanto sia casi di siccità sia fenomeni alluvionali. Anche se un singolo evento non fa statistica, tuttavia non può non saltare all’occhio che l’incremento della frequenza di fenomeni estremi è proprio una delle conseguenze del riscaldamento globale”.
Sarà in grado il nostro Paese di affrontare nuovi eventi climatici estremi? Uno dei banchi di prova del governo Monti è anche quello del dissesto idrogeologico. Occorrono interventi concreti per arrivare preparati alle sorprese che ci riserverà il clima. E la green economy può davvero decollare cogliendo quest'opportunità.
Gabriele Salari