13/01/2012
Li chiamano nuovi media, ma a scandagliare le possibilità
che offrono sono molto di più. In particolare, Twitter è diventato
protagonista nella lotta alle epidemie nell'isola di Haiti così come suggerito da uno studio pubblicato
sull'American journal of tropical medicine and hygiene. I dati ricavati dal
monitoraggio della diffusione del contagio di una malattia tramite social
network e blog non possono evidentemente essere esatti, ma senz'altro aiutano
ad avere un quadro istantaneo e costantemente aggiornato dell'evolversi di una
situazione critica. In situazioni di emergenza, là dove le calamità naturali
mettono in ginocchio intere popolazioni, può aiutare a individuare con maggior
tempismo le aree più a rischio. Gli scienziati dell'Harvard medical
school, in collaborazione con il
Children's hospital di Boston hanno elaborato i dati di trasmissione
dell'epidemia di colera ad Haiti all'indomani del tragico terremoto del 2010: i
risultati sono stati successivamente comparati con quelle provenienti dai
sistemi di sorveglianza tradizionali, cioè i bollettini di ospedali e cliniche:
i dati derivanti dai mezzi di comunicazione informali (Twitter, per l'appunto,
ma anche Facebook e blog) sono stati in grado di fotografare la diffusione
dell'epidemia quasi in tempo reale, e comunque decisamente più in fretta
rispetto ai canali ufficiali.
Rumi Chunara, ricercatrice del progetto, ha dichiarato: «Quando abbiamo analizzato le notizie provenienti
da Twitter, relative ai primi giorni di epidemia nel 2010, abbiamo visto
che contenevano moltissime informazioni utili sulla trasmissione
del colera, e che potevano fornire i dati anche con due settimane di
anticipo rispetto alle statistiche ufficiali diramate dal Ministero della
Salute e dal Governo di Haiti». Gli scienziati sono anche stati in grado di
osservare la diffusione del termine "colera" nei primi cento giorni
dall'inizio dell'epidemia ottenendo un campione di 4.697 post e addirittura
188.819 tweet sul tema. E ancora: «Le stesse tecnologie che
abbiamo usato ad Haiti potrebbero essere utili anche nel resto del
mondo, come metodo efficiente e soprattutto veloce di monitorare le epidemie o,
addirittura, di scovarne le prime manifestazioni, così che si possa intervenire
tempestivamente con vaccini e antibiotici. Chiaramente questi dati non
dovrebbero sostituire quelli ufficiali. Semmai potrebbero essere usati in
maniera complementare, visto che riescono a dare un quadro in tempo reale delle
dinamiche di diffusione della malattia, e ci permettono di fare stime per come
evolveranno».
Leonardo Volta