28/10/2011
C'è chi vede il bicchiere sempre mezzo vuoto. E chi, d'altro
canto, lo vede irrimediabilmente sempre mezzo pieno. È ovvio che l'ottimismo
aiuta a non abbattersi nei momenti di
maggiore difficoltà dando la forza
di alzarsi ogni giorno e fare tutto quanto è possibile per vivere al meglio la
propria vita, ma quale sia il meccanismo che regola questo approccio alle sventure
è sempre stato piuttosto oscuro. Almeno fino a oggi.
Nature Neurosciences ha pubblicato uno studio condotto da
Tali Sharot dello University College London, in Gran Bretagna:
il cervello
delle persone positive nasconde ai neuroni le notizie negative, stilando, invece, una lista personale di bei
ricordi che aiuta a stare meglio. Ottimismo uguale felicità dunque? No, non del
tutto, soprattutto perché se è vero che da un certo punto di vista ha una
funzione antistress, dall'altro, se patologico, impedisce agli ottimisti di
creare una barriera tra sé e i rischi.
Lo studio ha messo a confronto i dati ricavati dalle
rilevazioni su 19 volontari, divisi in ottimisti e pessimisti. Sottoposte a
risonanze magnetica funzionale,
le "cavie" hanno dovuto far fronte
emotivamente a circa 80 scenari negativi ipotetici sul loro immediato futuro, dalla perdita del lavoro a una malattia grave:
obiettivo, capire quanti di loro pensavano di poterne uscire e quanti, invece,
si sentivano già vittime designate. I ricercatori hanno poi comunicato ai
volontari quali fossero, realmente, le percentuali che quelle disgrazie
capitassero proprio a loro. Un esempio? Se la possibilità di ammalarsi di
tumore fosse stata intorno al 30%, chi in prima battuta aveva prospettato un
40% scendeva al 31%, mentre chi aveva azzardato un 10% aumentava solo
lievemente il rischio. Ignorando la realtà.
Come si legge nello studio,
è come se il cervello delle
persone positive non riuscisse ad aggiornare le proprie valutazioni della
realtà e premesse il bottone refresh solo
quando la realtà supera le aspettative. «Questo lavoro mette in luce qualcosa
che è sempre più evidente nelle neuroscienze, ossia che il compito di gran
parte delle aree cerebrali coinvolte in processi decisionali è di testare le
predizioni contro la realtà», ha commentato sulla Bbc
Chris Chambers, neuroscienziato della Cardiff University, in
Gran Bretagna, che non ha partecipato allo studio. Gli scienziati non smettono
però di insistere su un fatto: un fumatore ottimista continua a fumare convinto
che non gli possa capitare niente di grave. E qui, l'ottimismo sconfina
nell'irresponsabilità.
Leonardo Volta