29/11/2011
Si chiama tursiope, o delfino
dal naso a bottiglia, ed è la specie che all'interno della famiglia dei
delfinidi è oggetti di maggiori studi: la sua popolarità è dovuto al fatto che
le sue particolari caratteristiche, e la sua facilità di apprendimento, ne
hanno fatto, in molti parchi acquatici di tutto il mondo, un'attrazione per
grandi e piccini. La biologa Shawn Noren ha intrapreso uno studio quasi
casuale sulle femmine incinte di questa specie: l’intento iniziale era quello di carpire i segreti
delle prime nuotate dei neonati. La ricerca ha dimostrato che le delfine pagano
un prezzo altissimo a causa della gravidanza, perché i loro movimenti in acqua
sono sensibilmente rallentati, così diventano più vulnerabili e nel medio
termine questo potrebbe contribuire all'estinzione della specie. Già altri
studi avevano in precedenza appurato quanto siano comuni tra gli animali
alterazioni e diminuzioni delle "performances" prima del parto. Ma in
pochi si sono chiesti perché la gravidanza incide sulle prestazioni.
Per circa dieci giorni
Noren è stato immersa nella laguna Dolphin Quest, dove si attendeva la nascita di un paio di cuccioli
di delfino, filmando ogni passaggio delle mamme incinte. Una volta che i
piccoli sono stati partoriti, la biologa ha deciso di tornare a riprendere con
la videocamera a intervalli regolari le mamme per confrontare i movimenti in
acqua tra il pre e il post parto. Dimensioni del corpo, velocità di nuoto,
schermi di movimento: sono questi i valori su cui si è concentrata maggiormente
la Noren fino alla scoperta più importante del suo studio: la superficie del
delfino che deve solcare i mari, durante la gravidanza, era aumentata del 43%
in un caso e del 69% nell'altro. Morale: i delfini prima del parto nuotavano
alla metà del loro "normale" potenziale.
La pinna con cui i delfini si
danno la spinta, nelle femmine incinta si riduce nell'ultimo preriodo prima del
parto del 13% dell’ampiezza totale: per compensare, le mamme battono le loro
pinne laterali più velocemente, ma la perdita in termini di velocità rispetto a
quando non sono in gravidanza ammonta comunque al 38%.
Che la gravidanza riduca le
prestazioni non lascia perplessi, ma un cambiamento di queste proporzioni non
lo si era mai immaginato prima dei risultati pubblicati dalla Noren. Ora si
spiegano con maggiore facilità le numerose morti di delfini predati da altri
cetacei o catturati accidentalmente da alcuni pescherecci impegnati nella pesca
del tonno (in questo caso, le femmine gravide non riescono a divincolarsi dalle
reti e, se liberate, non hanno la spinta per raggiungere il loro branco). La
riduzione idrodinamica le rende più vulnerabili. Tutti gli sforzi per
preservare la specie non stanno dando i risultati sperati, forse proprio perché
i cuccioli e le femmine in gravidanza sono sempre lasciati in fondo al gruppo
durante gli spostamenti e per questo motivo metodi alternativi di pesca possono
lasciare minori speranze di sopravvivenza alle femmine incinte.
Leonardo Volta