08/07/2011
Prevedere gli sviluppi e le tempistiche delle azioni di rivolta o terrorismo è per i Governi una necessità sempre più stringente al fine di evitare che missioni annunciate come una "rapide" diventino eterne con gravi perdite in termini di vite umane, economici e di consenso. Ma come fare? Non ci sono forse fattori incontrollabili che sfuggono a qualsiasi logica in questo genere di previsioni? La risposta arriva da un gruppo di fisici dell'Università di Miami guidato da Neil Johnson che ha pubblicato i propri risultati sulla rivista Science: le tempistiche degli atti più violenti e delle controffensive tra due schieramenti rivali seguirebbero uno schema ben determinato, analizzabile a tavolino, prendendo come primo elemento di valutazione il tempo che intercorre tra i primi due attacchi. La ricerca si è basata sui dati ricavati dalle ultime missioni in Iraq e Afghanistan e su 3.143 attacchi terroristici compiuti in un arco temporale di 40 anni (dal 1968 al 2008). « Quello che ci dicono i dati – ha spiegato Johnson – è che ci troviamo di fronte a una situazione simile a quella nota in biologia evolutiva come "della Regina Rossa"»: in pratica, tanto più una fazione cerca di primeggiare, tanto maggiore diventa la capacità di reagire dell'avversario con un esito di sostanziale parità. Nello stesso modo, all'aumentare dell'abilità dei ribelli nell'organizzare missioni violente corrisponderebbe una uguale capacità delle forze contrarie a prevenire e ridurre l'esito di tali azioni. «È un po’ come per il traffico nelle ore di punta - ha spiegato Johnson - per la maggior parte delle persone c’è un solo orario possibile a cui accompagnare i figli a scuola e andare al lavoro».
Leonardo Volta