24/06/2011
Rita Reyburn dell'International Vaccine Institute, in Corea, ha pubblicato sull'American journal of tropical medicine and hygiene uno studio che mette in luce l'incidenze delle previsioni del tempo non solo sui fine settimana di chi è intenzionato a partire, ma anche degli epidemiologi. Secondo i dati raccolti, infatti, la diffusione del colera ha un legame molto stretto con la meteorologia: indici come la temperatura e l'umidità, presi come campione nell’isola di Zanzibar, in Tanzania, dimostrerebbero come l'aumento di un solo grado centigrado sul termometro avrebbe come "effetto collaterale" il raddoppio dei casi di infezione. Il censimento del gruppo guidato dalla Reyburn ha interessato i casi di colera accertati tra il 2003 e il 2008: la speranza è che studiando a fondo l'andamento del clima si possa prevedere e circoscrivere il diffondersi di epidemie di colera già sul nascere magari puntando su vaccinazioni di massa che potrebbero salvare la vita a migliaia di persone che vivono nelle regioni dell'Africa sub-sahariana e dell'Asia sud-orientale.
Leonardo Volta