19/01/2012
A volte, anche se date per estinte, ritornano. È il caso
che, se confermato, sarebbe stupefacente. Si tratta delle tartarughe giganti
delle Galapagos, nome tecnico Chelonoidis elephantopus, gli esemplari che hanno
contagiato e indirizzato la teoria dell'evoluzione di Charles Darwin. Dopo anni
passati a cercarne delle tracce nell'isola Floreana, quella segnalata dal
famoso naturalista, in un nuovo studio dell'università di Yale cui ha
partecipato anche l'università di Firenze,
pubblicato sulla rivista Current Biology, si dice che le tartarughe giganti
potrebbero essere sopravvissute in un'isola differente da quella supposta di
provenienza. A confermarlo, il test del Dna, che avrebbe individuato una nuova
colonia di discendenti. La nuova casa delle tartarughe potrebbe essere l'isola Isabela,
situata un po' più a nord nel medesimo arcipelago.
Delle 1600 tartarughe classificate, 84 esemplari del
Vulcano Wolf (tartarughe ibride che vivono su uno dei picchi più alti delle
isole Colombo) avrebbero come genitore una
Chelonoidis elephantopus di razza pura. C'è di più: in trenta casi
l'ibridazione risalirebbe a non più di 15 anni fa, dato che ovviamente lascia
spalancate le porte alla possibilità che le testuggini "originali"
siano ancora vive data la loro longevità straordinaria. «Per quanto ne
sappiamo, questa è la prima volta che si riscopre l’esistenza di una specie
tracciandone le impronte genetiche in esemplari ibridi», ha commentato Ryan
Garrick, autore dello studio. Ma come e perché è avvenuta la migrazione?
Risposte certe, com'è ovvio, ancora non ce ne sono: la teoria la momento più
accreditata darebbe la colpa alla caccia intensiva dei balenieri che dalla
tartarughe ricavavano tessuti per produrre olio combustibile.
«Se riuscissimo a rintracciare i ‘purosangue’ di cui abbiamo
trovato traccia, potremmo provare a riportarli nella loro isola di origine e
ripopolare la specie», ha spiegato Adalgisa Caccone,
ricercatrice della Yale Universit. «Farlo sarebbe importante, poiché questi
animali giocano un ruolo cruciale nel mantenere integri gli ecosistemi delle
isole Galapagos».
Leonardo Volta