18/10/2012
Nella nuova scuola che immagina il ministro dell'Istruzione Profumo ci sarà un tablet per ogni studente delle scuole medie e delle superiori (Corbis).
Il problema non è quello di promuovere o bocciare la nuova scuola digitale, ammesso che in Italia possa decollare in tempi medio brevi. Il problema è che ogni giorno di più le esternazioni del ministro Profumo si scontrano con la dura realtà dei fatti. Come se il ministro tecnico all’Istruzione, approdato ormai da un anno in viale Trastevere e ormai alla scadenza del suo mandato, conoscesse molto poco o quasi niente del sistema scolastico del nostro Paese.
Dopo le poco felici uscite sull’insegnamento della religione cattolica, in parte rientrate, dopo la conferma dell’insediamento di una commissione di esperti per anticipare di un anno il diploma di maturità, ancora non si sa bene come, è la volta dei tablet. Daremo un tablet a ogni studente delle scuole medie e delle superiori”, ha detto il ministro, rassicurando così le famiglie che oggi spenderebbero troppo in libri scolastici.
Sarebbe facile ricordare al ministro che molte scuole non hanno nemmeno i fondi per pagare la carta delle fotocopie, per non parlare della carta igienica. Più serio ricordare i ritardi nel pagamento delle supplenze e il fiasco, in molti casi, dei corsi di recupero che avrebbero dovuto far dimenticare alle famiglie italiane l’utilità delle lezioni private.
Purtroppo l’uscita del ministro coincide con l’ennesimo colpo che viene inferto alla classe insegnante. Nella legge di stabilità, infatti, senza nessuna consultazione coi sindacati, il ministro avrebbe dato il via libera all’aumento del 30% del loro orario di lavoro. In pratica, i docenti sarebbero tenuti a svolgere 23, 24 ore di lezione invece di 18, a parità di stipendio. Con buona pace dei supplenti, che difficilmente a questo punto potrebbero essere chiamati a sostituire gli insegnanti assenti, rimpiazzati dai colleghi attraverso le ore a disposizione.
Tuttoscuola.com gli ha fatto un po’ di conti in tasca. Secondo un calcolo effettuato sulla base dei dati del Miur, gli studenti di scuola media sono 1.690.000 e quelli delle superiori 2.570.000, per un totale di 4.260.000 potenziali destinatari di tablet. Poi, afferma il sito di informazione scolastica, ci sono le classi: 190mila per i due settori. Supponendo che il tablet di classe serva per tutti gli insegnanti, occorrerebbe una dotazione minima di 4.450.000 tablet. Sul mercato un tablet ha costi che oscillano tra i 100 e i 600 euro e quindi il costo complessivo potrebbe oscillare tra mezzo miliardo e tre miliardi. Acquistando una partita di buoni tablet scontati, il ministero dell’Istruzione potrebbe spendere circa un miliardo.
“Tablet per tutti, ma docenti sempre più spremuti e poveri. Al ministro Profumo lo diciamo chiaro e tondo: non è questa la scuola del futuro di cui ha bisogno il nostro Paese”, ha dichiarato Rino di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti.
“Profumo pensa di recuperare questi soldi attraverso il risparmio di circa 700 milioni di euro che deriverebbe dall’aumento delle ore di lezione? Stracciare il contratto nazionale di lavoro imponendo agli insegnanti di stare più ore in classe e poi preoccuparsi di ‘modernizzare’ la scuola non gli fa decisamente onore ”, ha concluso.
Quanto a chiamare le singole famiglie degli studenti a provvedersi di relativi tablet, in cambio di un risparmio anche considerevole sui libri di testo, è un’ipotesi che non appare di facile realizzazione. Anche perché, a parte qualche lodevole eccezione, le scuole non sono attrezzate e preparate a questa svolta. E comunque dovrebbero essere i consigli di classe a decidere sul valore didattico dell’operazione. A cosa serve, altrimenti, continuare a parlare di autonomia?
Simonetta Pagnotti