18/10/2012
Un robot in movimento esposto in uno degli stand allo Smau di Milano (Ansa).
Giunto quasi alla soglia del cinquantesimo anno di vita, lo Smau ha riaperto i battenti in questi giorni alla Fiera di Milano. La 49ma edizione del Salone dedicato all’Information & Communications Technology rinnova anche quest’anno la promessa di voler rappresentare il punto di riferimento italiano dei professionisti del settore delle tecnologie informatiche. Rispetto agli appuntamenti di alcuni anni fa, quando la rassegna era focalizzata maggiormente sull’intrattenimento ed era meta fissa di studenti e appassionati di computer, lo Smau è tornata ad essere una fiera di settore, allestita e visitata da professionisti specializzati.
Girando fra gli stand, la parola più diffusa che appare sui pannelli pubblicitari e nei dèpliant è “cloud” (nuvola, in italiano), accompagnata da altri termini come “datacenter” e “security”. Traduciamo il tutto per i non-specialisti: quest’anno la tendenza delle aziende è di trasferire tutti i dati informatici nella “nuvola” (cioè un luogo imprecisato, anche lontanissimo, ma accessibile immediatamente grazie a Internet) per poter essere usati con qualsiasi dispositivo e in qualunque luogo. Il tutto nella più completa sicurezza, semplicità e affidabilità.
Da alcuni anni, l’aspetto più interessante della rassegna – sempre da un punto di vista non-specialistico – è costituito dai “Percorsi dell’innovazione”, un settore dello Smau dedicato alle idee (nate in Italia) più moderne e
innovative, alla ricerca e alle cosiddette startup, le nuove iniziative
imprenditoriali che cercano spazi e sostegno. Quest’anno hanno
trovato ospitalità in Fiera ben 100 startup, rappresentate in gran parte
da giovani imprenditori con un’idea originale in testa e la speranza di
ottenere uno sbocco sul mercato.
Uno degli stand di Smau a Fieramilanocity (Ansa).
Tanti sono arrivati a Milano
grazie al supporto di alcune regioni (Campania, Friuli Venezia-Giulia,
Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino e Veneto), che hanno
promosso una sorta di incubatore alle nuove idee (con agevolazioni,
parchi scientifici, spazi commerciali, finanziamenti…).
I settori interessati sono eterogenei, ma predomina l’innovazione
“social”, l’impresa che, grazie alla Rete, punta ad aggregare utenti
attorno agli interessi più disparati, dalla piattaforma per segnalare i
disservizi, alla community acquistare biglietti e discutere di cinema,
dal portale per gli sposi a quello per la valorizzazione delle culture
locali.
Molte di queste nuove idee finiranno nel cestino, ma se da una
ricerca dell’Osservatorio sulle startup del Politecnico di Milano si
stima che con 300 milioni di euro investiti nelle nuove imprese si
potrebbe avere, entro un decennio, un impatto sul Pil di circa 3
miliardi di euro, allora forse varrebbe la pena puntare su questa giovane e innovativa imprenditoria. Per informazioni: www.smau.it/milano12/mini_home/target/percorsi/
Federico Polvara