Torino, capitale dell'aeronautica

Per tre giorni la città sarà al centro dell'ndustria aeronautica e spaziale. Una vetrina mondiale per le aziende del Piemonte, con 12.500 addetti e 2,6 miliardi di fatturato.

26/10/2011

Per tre giorni, a partire da oggi, Torino sarà la capitale dell'industria aeronautica e spaziale. Sono 450 le aziende provenienti da tutto il mondo che partecipano alla terza edizione degli Aerospace and Defence Meetings: convention per gli “addetti ai lavori” e importante vetrina per le industrie del settore attive nell'area del capoluogo piemontese. Vale a dire Alenia Aeronautica, Thales Alenia Space, Avio, Microtecnica, Selex Galileo, più 300 piccole e medie imprese, per un totale di 12.500 addetti e 2,6 miliardi di fatturato l'anno.


Accanto a loro, l’evento ha richiamato una massiccia presenza internazionale, a cominciare dai colossi come Boeing, Eads (il gruppo aerospaziale europeo che controlla Airbus), Dassault, Lockheed Martin, Pratt & Whitney, General Electric, Embraer e Tupolev. Alla ribalta degli incontri torinesi, due temi di attualità: l'ecologia e i velivoli senza pilota. Sul fronte dell'ambiente, il progresso negli ultimi decenni è stato enorme, ma molto resta ancora da fare. Le nuove versioni dell'Airbus 320 e del Boeing 737 in arrivo nei prossimi anni, per esempio, avranno nuovi motori e soluzioni aerodinamiche che abbatteranno i consumi del 20 per cento rispetto ai modelli che oggi solcano i cieli.


Ancora più ambiziosi sono gli obiettivi per il futuro. Il mondo dell'industria aeronautica ha definito una “road map” per ridurre l'impatto ambientale dei velivoli commerciali addirittura del 50 per cento. Aerei più leggeri, più aerodinamici, propulsori più efficienti, l'impiego delle nuove tecnologie per la navigazione e il controllo del traffico permetteranno un drastico taglio a consumi, emissioni e rumore. Altra rivoluzione nei cieli, quella dei velivoli senza pilota. In campo militare il loro successo è travolgente. Ai ricognitori si sono affiancati i “droni” armati, come i Predator e Reaper che hanno giocato un ruolo determinante in Afghanistan e in Libia. Piccoli aerei senza pilota, poco visibili e dal costo operativo irrisorio rispetto a quello dei cacciabombardieri (un'ora di volo di un Tornado si aggira sui 32 mila euro, oltre 66 mila quella di un Typhoon), capaci di scrutare per ore il terreno e di colpire con precisione chirurgica. Mezzi molto più adatti dei velivoli tradizionali per combattere una guerra “asimmetrica”.


Ma le applicazioni per gli Uav, sigla inglese che sta per “velivoli senza pilota”, possono essere molte anche in campo civile: si va dalla sorveglianza del territorio alla ricerca di naufraghi, dall'assistenza agli interventi in caso di calamità al monitoraggio delle risorse, alle comunicazioni. Potenzialità che Alenia sta dimostrando, insieme con la Regione Piemonte, attraverso il progetto Smat. Programma che vede l'impiego di Uav Made in Italy come lo Sky-Y e il Falco. La sfida è far convivere nei cieli aerei pilotati e droni. A Torino si parla anche di questo.

Giancarlo Riolfo
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