21/09/2011
C'è una cosa che più di qualunque altra ci rende davvero
unici: le impronte digitali. Ed è per
questo che ancora oggi chi si occupa di sicurezza, dalla polizia al personale
degli aeroporti, si affida a questa traccia indelebile per effettuare dei
controlli. Ma è possibile cancellarle diventando, in un certo senso,
invisibili?
Secondo il gruppo di ricerca della Tel Aviv University
guidato dal professor Eli Sprecher sì o, quanto meno, è ipotizzabile dopo l'annuncio
dell'individuazione del gene dedicato alla formazione delle impronte digitali. Tale scoperta risale in realtà al 2007 quando una
donna che si sottopose alle opportune verifiche nel passaggio di un confine evidenziò
per la prima volta l'esistenza della adermatoglifia, anomalia che comporta
l'assenza non solo delle impronte, ma anche di creste e solchi sui palmi delle
mani, sulle piante dei piedi e sulle dita delle mani.
Secondo gli studi effettuati, questa malattia non avrebbe
in realtà alcun risvolto negativo sulla salute delle persone ma ha creato curiosità all'interno della comunità
medico-scientifica ed è proprio da qui che sono partiti gli approfondimenti del
professor Sprecher. Per risalire ai fattori che "vigilano" sullo
sviluppo delle impronte, l'equipe israeliana ha compiuto un'analisi genetica su
un'intera famiglia colpita da adermatoglifia, giungendo alla preziosa
conclusione che nel Dna delle cellule della pelle dei componenti c'è
un numero inferiore di copie del gene SMARCAD1. Il prossimo passo sarà capire come tale gene regoli la formazione
delle impronte digitali durante lo sviluppo del feto.
Leonardo Volta