17/02/2011
Il primo a capire quanto l’integrità del corpo femminile è importante in caso di asportazione del tumore alla mammella è stato il professor Umberto Veronesi, che ha iniziato a ricorrere alla quadrantectomia (asportazione di un solo quadrante della mammella) invece che alla mastectomia (asportazione totale). Negli ultimi anni, però, la medicina ha fatto un ulteriore passo avanti con lo studio dei linfonodi. La tecnica del linfonodo sentinella, che dà informazioni sullo stato degli altri, permette di salvare l’ascella. Gli ultimi studi americani, però, vanno ancora oltre: se il linfonodo è malato non si devono asportare sempre i linfonodi dell’ascella. «Diverse ricerche stanno effettivamente evidenziando che l’asportazione dei linfonodi ascellari quando il linfonodo sentinella è malato non aumenta la sopravvivenza, anche se gli standard oggi consigliano di eseguire la dissezione ascellare – spiega Corrado Tinterri, responsabile di senologia di Humanitas -. Andando a vedere le maggiori casistiche al mondo, però, molto spesso il linfonodo sentinella è l’unico effettivamente malato. Il discorso è diverso quando la malattia si presenta già con adenopatie ascellari sospette».
La scuola italiana della chirurgia conservativa rappresenta un esempio per tutto il mondo, riconosciuta da riviste importanti come il “New York Times”. Il vantaggio consiste nell’evitare un’operazione non sempre strettamente necessaria che può lasciare esiti permanenti asportando una parte importante del sistema immunitario come i linfonodi. Intanto gli studi continuano in attesa di trovare riscontri certi sul metodo più sicuro per l’asportazione del tumore, sempre seguendo la linea conservativa.
Eleonora Della Ratta