Depressione estiva e stress da ferie

Le vacanze fanno bene? In genere sì, ma non a tutti.

17/08/2011

Per chi soffre di disturbi neuropsichiatrici in estate  c’è il rischio di un peggioramento di alcune patologie: le più significative riguardano il panico e i disturbi ossessivi e compulsivi. Il rischio maggiore è però legato all’insorgere della depressione estiva conosciuta anche come “summer sad”  ovvero Seasonal affective desorder, molto frequente e tutt’altro che semplice.

Sembra che a causare questo stato d’animo, spesso rincarato da frequenti attacchi di panico,  siano gli occhi. La luce interviene indirettamente sul nostro cervello e l’intensità con cui riesce a farlo dipende dalle nostre retine. Sono dunque gli occhi a condizionare i centri cerebrali che in base alle sollecitazioni che avvertono regolano la produzione dell’ormone della melatonina che è secreto dall’ ipofisi (ghiandola pineale). Di conseguenza questo processo può creare una disfunzione nella retina provocando così la cosiddetta "summer sad".

Malgrado sia una condizione passeggera, limitata ad un disagio estivo, è importante non sottovalutare la depressione da stagione calda e nel caso si presentino i sintomi sarebbe bene rivolgersi nell’immediato a uno specialista. Le conseguenze più comuni sono un aumento dei consumi di alcool, i comportamenti aggressivi, l’euforia e la bulimia. Inutile dire che, come sempre, a soffrire maggiormente di questa forma di depressione sono le donne, vittime principali della luce estiva che può provocare alterazioni mentali del tutto inaspettate. Si può manifestare in modo repentino a volte costringendo a ritorni precipitosi, o comunque a rapidi mutamenti per evitare peggiori danni. 

Il primo sintomo è una delusione
: le tanto agognate vacanze si rivelano non conformi alle nostre aspettative. Lo sguardo severo che accompagna il “tutto qui” è in grado di cancellare ogni fascino e qualsiasi bellezza. Le spiagge  sembrano torride, le montagne inospitali, la popolazione locale antipatica (troppo scostante, oppure troppo invadente), insomma non si riesce a sopportare nessuna situazione, e tanto meno ad amarla. Questo aspetto del malessere da vacanze  può aiutare ad individuare il primo modo per non caderci: non idealizzarle.

La vacanza non può ripagarci di tutte le fatiche, gli stress, le ferite psicologiche accumulate in un anno di lavoro. Non dobbiamo guardare a questo periodo come a un risarcimento della fatica di aver lavorato: sia perché sarebbe impossibile, sia perché già questo è un atteggiamento depressivo, che con ogni probabilità genererà altra depressione. Non sono le frustrazioni della vita quotidiana, e del lavoro, che le vacanze possono cancellare o riparare, ma semplicemente la stanchezza. Le vacanze possono riposarci, e ricaricarci, quello sì. Cambiare la visione delle vacanze da momento magico, che cancelli tutto ciò che non ha funzionato fino ad allora, a rigenerazione e ritrovamento di nuove forze, ci aiuta anche ad evitare altri errori, nella loro progettazione.

Il più grave di questi sbagli è la sopravvalutazione delle proprie forze. Cambiare il luogo dove si sta, vedere altri spazi ed altre persone, cambiare orari e cibo infatti non è solo corroborante. È anche molto faticoso: il jet lag, lo stordimento provocato dal cambiare fuso orario, è soltanto il sintomo più evidente di come il nostro corpo (oltre alla nostra psiche) fatichi e reagisca in vari modi. Spesso spiacevoli, come i frequenti disturbi intestinali, che aumentano di intensità con la distanza messa tra il luogo di vacanza, e la nostra residenza abituale. La fatica fisica e psichica è uno dei principali fattori che può scatenare la depressione da ferie, con ansia di ritorno alla vita abituale ancora nel bel mezzo della vacanza.

L’attenzione a non esagerare con lo sforzo ci porta infine alla terza caratteristica della vacanza ben fatta: lo spazio per il riposo. Come sapevano perfettamente i romani dell’età classica, vacanza deve essere soprattutto otium, assenza di fatica, di traffici, di attenzioni, che sono invece al centro del lavoro, il negotium della vita quotidiana. La vera vacanza per il nostro corpo-psiche è, invece, proprio guardare per aria senza pensare a nulla. L’otium dei nostri antichi padri, un arresto del fare di cui abbiamo enorme bisogno.

Stefania Marchisio
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