01/03/2012
Avere un
sorriso con i denti bianchi e luminosi ci aiuta senz'altro a migliorare e a
rendere più gradevole l'aspetto generale di una persona, sia di fronte a sé
stessa migliorandone l'autostima, che di fronte agli altri. Già gli antichi
romani cercavano di sbiancarsi i denti con prodotti naturali, peraltro con
scarsi risultati. Lo sbiancamento dentale con prodotti chimici risale a fine
Ottocento quando l'acido ossalico veniva usato per lucidare i denti vitali. Lo
sbiancamento professionale moderno invece si può fare risalire al 1989 con il
“nightguard bleaching” a base di perossido di carbammide. Si stima che nel
mondo siano stati effettuati finora circa 30 milioni di sbiancamenti
professionali in tutta sicurezza.
La gradazione di colore
dei denti è differente per ogni persona perché determinata geneticamente, e può
tendere maggiormente al bianco, al giallo oppure al grigio. Oltre alle
diversità presenti già in origine, il colore dei denti può essere modificato
dalla presenza di placca e tartaro e di macchie dovute agli alimenti, a
malattie o a medicinali.
Che
cosa modifica il colore naturale
È possibile che sui
denti compaiano macchie “estrinseche”, ossia esterne, dovute alla penetrazione
nella struttura dello smalto di pigmenti provenienti dai cibi o bevande. Il
caffè, il tè scuro, il vino rosso, la nicotina e altre sostanze contenute nel
fumo di tabacco hanno la capacità di colorare le superfici dentali con cui
vengono in contatto, e con il tempo scuriscono visibilmente i denti di chi li
consuma frequentemente. Anche l’utilizzo prolungato di collutori antibatterici
contenenti clorexidina può scurire lo smalto in modo molto evidente.
Le modificazioni del
colore possono essere dovute anche a macchie “intrinseche”, ossia interne alla
struttura del dente, conseguenza per esempio di anomalie nella mineralizzazione
dello smalto, un’assunzione eccessiva di fluoro durante l’infanzia (fluorosi),
oppure dell’uso di farmaci come le tetracicline durante la formazione dei denti
permanenti.
Il processo di
invecchiamento, infine, scurisce il colore dei denti: con il passare del tempo
la dentina, ossia il tessuto osseo che si trova all’interno dello strato di
smalto, si ispessisce e tende a ingiallire; poiché lo smalto non ha colore ma
lascia trasparire quello della dentina, ne risulta un generale e naturale
ingiallimento con l’avanzare dell’età.
Che cosa si può fare
per correggere un tono che non piace oppure per riportare la dentatura al
candore originale? Oggi le possibilità sono diverse, si va dai trattamenti
professionali eseguiti dal dentista (il cosiddetto “sbiancamento alla poltrona”) ai kit fai da te acquistabili in farmacia o al supermercato , passando per le
mascherine preparate dal dentista e utilizzabili a casa. Prima di scegliere il
trattamento più adatto è sempre consigliabile una visita dal dentista per
evitare eventuali controindicazioni e scegliere l’opzione più indicata per
ciascuno.
Sbiancamento
professionale
Gli studi odontoiatrici
oggi dispongono di materiali in grado di schiarire il colore dello smalto
agendo in profondità, e ottenendo così risultati positivi sia sulle macchie estrinseche
sia su quelle intrinseche. Si tratta di prodotti a base di perossido d’idrogeno
o perossido di carbamide che penetrano nel tessuto duro del dente e agiscono
direttamente sulle molecole del pigmento che ne ha scurito il colore; questi
prodotti sono utilizzati per lo sbiancamento domiciliare e quello effettuato in
studio.
Lo sbiancamento
domiciliare è un trattamento della durata di 5/6 giorni: l’odontoiatra prende
il calco delle arcate dentarie del paziente per creare mascherine che si
adattino alla sua anatomia; queste dovranno essere riempite con gel sbiancante
e indossate circa mezz’ora al giorno per ottenere lo sbiancamento.
Lo sbiancamento in studio è un procedimento che si effettua in una sola seduta
di un’ora circa: l’azione del gel applicato viene velocizzata dall’esposizione
della dentatura alla luce di speciali lampade al plasma, laser o alogene.
Sbiancamento “fai-da-te”
Sul mercato
esistono vari prodotti che permettono di ritrovare e conservare il bianco dei
denti: strisce e soluzioni da applicare sui denti. I denti, infatti, possono venire sbiancati in due modi, uno
meccanico e uno con sostanze decoloranti. Il metodo meccanico è
basato sull'azione fisica di alcuni prodotti (es. pomice, bicarbonato, silicio)
che agiscono per abrasione rimuovendo direttamente le macchie. Queste sostanze
possono essere contenute anche nei dentifrici sbiancanti. Questi gli svantaggi: vengono
rimosse solo le macchie estrinseche, quelle cioè sulla superficie esterna; effettuato con strumenti manuali (spazzolamento) richiede molto tempo e si
rimuovono solo piccole discolorazioni; se usato
impropriamente può essere aggressivo nei confronti dello smalto provocandone
l'abrasione.
E' comunque
necessario prima dello sbiancamento con metodo chimico, in quanto solo
meccanicamente si possono togliere placca e tartaro.
Il metodo con
sostanze decoloranti è basato
sull'azione di prodotti con azione ossidante, i perossidi ( acqua ossigenata).
I perossidi penetrano nello smalto del dente e eliminano anche le macchie
intrinseche, quelle cioè all'interno del dente, in modo delicato e senza
effetti collaterali. I perossidi inoltre riescono a modificare anche il
colore naturale dei denti, rendendoli più bianchi rispetto a quello originario.
In farmacia è possibile acquistare gel contenenti perossidi e mascherine
preformate per effettuare lo sbiancamento con prodotti simili a quelli
utilizzati negli studi odontoiatrici, ma contenenti sostanze in concentrazione
minore e quindi con effetto più blando.
I trattamenti vanno ripetuti una o due volte al giorno per
un periodo variabile tra i dieci ed i 28 giorni. Una norma europea , entrata
recentemente in vigore , fissa come limite massimo di concentrazione di
perossido di idrogeno il 6%: oltre questo limite soltanto i dentisti possono
disporre dei trattamenti sbiancanti. L’effetto dura dai 6 ai 12 mesi ( contro i
2 -3 anni dei trattamenti
professionali).
Controindicazioni
Gli interventi sbiancanti
con sostanze abrasive non dovrebbero essere realizzati con spazzolini con
setole troppo dure: per non erodere lo smalto è bene non esercitare un’azione
troppo energica e ricordarsi che spazzolare per due minuti è un tempo
sufficiente per la pulizia dei denti.
È consigliabile
utilizzare i gel sbiancanti contenti perossido sotto la supervisione
dell’odontoiatra, che può verificare prima del loro uso se siano presenti carie
o infiammazioni delle gengive e curarle prima di sbiancare i denti.
Anche la presenza di
impianti e ponti dovrebbe essere valutata da un professionista perché gli
agenti sbiancanti hanno effetti diversi sullo smalto e sugli altri materiali, e
il rischio è quello di ottenere denti naturali di colore differente rispetto
alle protesi presenti.
I prodotti a base di
perossidi non hanno effetti collaterali negativi permanenti: la sensibilità dei
denti e l’irritazione gengivale che si possono verificare dopo il trattamento
sono transitori, mentre non si verificano danni o indebolimento dello smalto.
Stefania Marchisio