Integratori al mirtillo senza mirtilli

I risultati delle analisi di Altroconsumo. In Italia manca una legislazione chiara del settore

13/04/2011

L’associazione di consumatori Altroconsumo denuncia: «In commercio si trovano integratori al mirtillo usati per migliorare la vista e la funzionalità del microcircolo venoso. Ma non ci sono studi che ne dimostrino l’efficacia. E le nostre analisi dicmostrano che non sempre questi prodotti contengono quel che dichiarano. Tre prodotti su quattordici integratori al mirtillo nero portati in laboratorio non contengono il frutto dichiarato. Non solo: in generale la presenza di antiossidanti è più bassa rispetto a quella indicata in etichetta».
Dall’indagine di Altroconsumo risultano non contenere mirtillo Equilibria Mirtillo, Pharbenia Mirtillo Nero e Eos Mirtilife, mentre per Arkofarm Mirtillo-Arkocapsule non è possibile esprimere un risultato in quanto ha una quantità irrilevante di sostanze attive. Va detto, comunque che Equilibria Mirtillo presenta una dose di antocianine (pigmenti idrosolubili presenti con attività antiossidante e antiradicali) per dose massima consigliata abbastanza elevata. Però tre succhi di frutta al mirtillo (Zuegg Frutta Viva Mirtillo nero, Piante & salute di mirtillo 100% e Fiorentini succo di mirtillo 100%) ne contengono molte di più pur non essendo integratori.

L’accusa di Altroconsumo è a tutto campo: «La legislazione sugli integratori è blanda, nessuno verifica il rispetto dei vincoli per la veridicità delle affermazioni contenute in etichetta. Un'opacità nelle informazioni che marca tutto il settore degli integratori, un mercato in espansione esponenziale che si appoggia su falsi miti e l'aura di attendibilità medica, fornita dall'essere distribuiti soprattutto attraverso il canale delle farmacie, dove nel 2010 sono state vendute 100 milioni di confezioni per un valore di 1.418 milioni di euro».
Il dibattito si accende ogni anno. È vero, in Italia non esiste una legislazione specifica come in Francia e Germania, dove anche l’omeopatia è da anni nel prontuario farmaceutico e viene rimborsata dalla mutua. Un esempio: in Italia i fitoestrogeni derivati dalla soia (molto utilizzati dalle donne per alleviare i disturbi della menopausa) sono considerati integratori proprio perché non esiste una legislazione chiara in materia. Negli Stati Uniti sono classificati come farmaci a tutti gli effetti. Da noi è tutto più nebuloso, erboristerie, farmacie, parafarmacie, supermercati cavalcano l’onda. Ma dichiarare in etichetta il falso è comunque sempre reato penale, anche per i prodotti di largo consumo.
Come prevede il Decreto legislativo 169/2004 (Attuazione della direttiva 2002/46/CE relativa agli integratori alimentari), il ministero della Salute, una volta conclusa positivamente la procedura di notifica degli integratori alimentari, provvede a includerli in un apposito Registro. La versione aggiornata al 30 aprile 2010 è disponibile su www.salute.gov.it nell’apposita sezione dedicata a questi prodotti.

Secondo quanto ricorda lo stesso ministero della Salute, gli integratori alimentari sono “prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”. Per effetto della normativa sopra indicata, l’azienda titolare può citare sulla confezione gli estremi dell’inclusione nel Registro (“Prodotto incluso nel Registro degli integratori del Ministero della Salute, codice…..”).

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