Lo sport fa bene. Non sempre.

Come per tutte le altre attività umane, bisogna applicare il detto che "il troppo stroppia"

07/06/2011

Che si tratti di calcio, corsa, palestra, pallavolo o basket, il movimento fisico, oltre a liberare la mente, fa bene alla salute. Naturalmente se fatto in modo regolato e diligente. Fa bene, per esempio, correre o sollevare pesi, se non si assumono sostanze dopanti per raggiungere livelli non disponibili in natura. Il professor Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del ginocchio e Traumatologia dello Sport presso Humanitas, spiega quando lo sport diventa malattia.

«Il doping è un esempio di come una passione salutare possa diventare un'ossessione. Quali sono i pericoli connessi al suo utilizzo? Il doping non consente di competere lealmente con l'avversario, situazione etica assolutamente criticabile. La competizione sportiva è una sfida che deve essere affrontata senza barare. In secondo luogo la totalità di sostanze che fanno parte della lista dei farmaci vietati determinano delle situazioni di grave rischio per la salute. Le sostanze dopanti, oltre a comportare una visione fraudolenta del lato competitivo, sono anche dannose per il fisico».

E i traumi?
«L'incidenza dei traumi da sport è in aumento, sia perché buona parte della popolazione lo pratica, sia perché è aumentata la competizione. Inoltre molte persone, anche di età avanzata, lo svolgono in maniera non corretta».

Si possono praticare gli sport estremi?
«Fortunatamente si tratta di casi eccezionali, ma mi sono alcuni alcuni pazienti, che usando il parapendio hanno subito gravi fratture agli arti inferiori. Sono molti gli sport estremi che possono causare lesioni importanti; però anche l'automobilismo, il motociclismo, l'alpinismo possono celare nella loro attività rischi traumatici elevati».

Quali consigli si sente di dare a chi pratica sport?
«Primo: non sottovalutare lo sport, ma affrontarlo con un minimo di allenamento e di preparazione. Secondo: conoscenza assoluta dell'attività che si va a fare: percorsi, attrezzature e gestualità. Terzo: conoscere il proprio corpo ed essere consapevoli dei propri limiti».

Redazione 2C Edizioni
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