Pausa pranzo, metà la salta o la fa male

Spezzare la giornata lavorativa con un pasto appropriato e una sosta in relax rifornisce l’organismo della giusta energia, per non finire fuori giri. Lo raccomandano i nutrizionisti.

11/03/2011

Solo poco più della metà delle persone che lavorano, e che non rientrano a casa per desinare, fa ogni giorno una pausa pranzo come si deve. Lo sostiene un sondaggio confezionato a quattro mani dalla società di servizi per l’impiego Right Management e dal social network professionale LinkedIn.

   Sul fronte opposto, c’è chi la fa quando può, chi mangia alla scrivania tra una pratica e l’altra o continuando a smanettare con il computer (20 per cento), chi  addirittura la salta sempre o quasi (13 per cento).

SCELTA CONTROPRODUCENTE 

   Roba, insomma, da far drizzare i capelli in testa a nutrizionisti e dietologi, per i quali non pranzare o arrabattarsi in qualche maniera priva l’organismo, e in particolare il cervello, della giusta energia per funzionare bene durante tutta la giornata lavorativa. Senza contare che, alla lunga, un’alimentazione squilibrata o insufficiente o di scarsa qualità può comportare conseguenze poco simpatiche per la salute. Un allarme, questo, condiviso dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), secondo la quale le cattive abitudini alimentari nuociono sia al benessere che alla produttività dei lavoratori. La Oil ha da tempo rimarcato che un’alimentazione troppo spartana o, al contrario, troppo ricca di calorie sul luogo di lavoro “può comportare una perdita di produttività fino al 20 per cento”. “Troppo spesso – stigmatizza l’organizzazione – l’alimentazione è percepita come una questione secondaria o un ostacolo da parte di alcuni datori di lavoro. Le mense, quando ci sono, spesso propongono cibo mediocre e ripetitivo. I distributori automatici offrono, in genere, alternative poco salubri. Bar, self-service e ristoranti di quartiere possono essere costosi o scadenti. E i lavoratori stessi, a volte, non hanno né il tempo né il luogo per mangiare, oppure non pranzano per risparmiare”.

POCHE REGOLE MA SANE

Che fare, allora? Ecco un poker di consigli da seguire, servito dalla dietologa Pia Bonanni.

1. La saggezza popolare ha coniato una regola di educazione alimentare, avallata dagli esperti del ramo: colazione da re, pranzo da principe, cena da povero. Ovvero frutta, latte o yogurt, pane con miele o marmellata dopo la sveglia, non solo la tazzina di caffè, per un pieno di nutrienti; a mezzogiorno, quanto basta per recuperare le energie spese nella mattinata; alla sera, integrazione di ciò che manca, ma con mano lieve per evitare incubi da digestione tortuosa e un accumulo extralarge di calorie, che finiscono per lo più in ciccia.

2. La pausa pranzo deve essere veramente una pausa: non meno di mezz’ora per staccare dagli impegni e rilassarsi. Mangiare con calma, gustando, perché anche i sapori saziano. Poi quattro passi a ritmo lento per tener desto il metabolismo e ripartire di slancio.

3. Al bando la monotonia, variare luogo e menu: un giorno l’insalatona preparata a casa o il panino in ufficio, un altro il tramezzino al bar, un terzo il piatto di pasta al self-service o in mensa, un quarto la “margherita” in pizzeria, e così via. Senza mai dimenticare frutta e  verdura per le fibre, le vitamine, i sali minerali. Bere acqua minerale, meglio non gassata; anche un bicchiere di vino o un piccolo boccale di birra, se il pasto è parco di calorie e l’alcol non annebbia la mente.

4. Viva la leggerezza e la semplicità. Occhio a salse, grassi e sughi corposi, pane condito e con troppa mollica, salumi e formaggi robusti, dolci elaborati: ci vogliono ore per digerirli e tanto esercizio fisico per smaltirli. Ogni tanto, però, un premio: via libera, a scelta, all’hamburger con patatine fritte, alla focaccia guarnita, alla piadina farcita, al cioccolato, al gelato cremoso.


5. Attenzione pure ai break davanti ai distributori automatici: non più di tre caffè (amari o poco zuccherati) al giorno, no ai dolci farciti, sì una volta al dì a snack alla frutta, biscotti secchi, merendine semplici tipo crostatine alla marmellata.

VARIETA' ED EQUILIBRIO

Ecco un esempio di pausa pranzo variata ed equilibrata per chi svolge lavori non gravosi, da ricombinare come si vuole.

* Lunedì: un’insalatona (lattuga, mais, pomodoro, 50 grammi di formaggio tipo quartirolo o feta greca, qualche oliva) condita con un pizzico di sale, aromi e un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva, una rosetta (michetta) o una mini-baguette.
* Martedì: un panino con pomodoro, caprino e crema d’olive, un piattino di verdure alla griglia con un filo d’olio.
* Mercoledì: un piatto di pasta al pomodoro e basilico o al sugo di verdure (70-80 grammi), un’insalata verde.
* Giovedì: un panino con speck o prosciutto (40-50 grammi) o roast-beef e una foglia di insalata; oppure un piatto di bresaola (70 grammi) su letto di rucola, condita con qualche scaglia di grana, limone e un velo d’olio, una mini-baguette.
* Venerdì: una pizza margherita, un’insalata mista o una macedonia di frutta al limone.

di Maurizio Bianchi
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