Alzheimer, qualche passo avanti

È una malattia che in Italia colpisce circa 800mila persone. Sono 26,6 milioni nel mondo. In Europa si stima che questa patologia rappresenti il 54% di tutte le demenze.

25/09/2012

La malattia di Alzheimer è un processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, rendendo poco a poco l'individuo che ne è affetto in capace di una vita normale.


In Italia ne soffrono circa 800mila persone, e 26,6 milioni nel mondo secondo uno studio della John Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, in USA.

In Europa si stima che la demenza di Alzheimer rappresenti il 54% di tutte le demenze, con una prevalenza nella popolazione ultrasessantacinquenne del 4,4%. Aumenta con l'età e risulta maggiore nelle donne. Tra tutte le demenze, quella di Alzheimer è la più comune.

In Italia il costo sanitario connesso alla malattia dell'Alzheimer annuo varia, secondo lo stadio di evoluzione della malattia, da 15.000 a 50.000 euro pro capite. Sempre nel nostro Paese il costo socio-sanitario è di 14,5 miliardi di euro l'anno con una spesa per famiglia pari a 53.982 euro ogni 12 mesi.

A corredo delle informazioni che potete trovare su questo sito sulla malattia di Alzheimer, è da registrare l'impegno di una importante casa farmaceutica, la Ely Lilly, nei confronti di questa patologia. Uno spiraglio che può far ben sperare.

Nel mese di aprile 2012, infatti, la Fda (Food and Drugs Administration) ha approvato florbetapir, un agente diagnostico sviluppato da Eli Lilly per l'imaging della malattia di Alzheimer attraverso la PET cerebrale. La molecola permette ai medici che interpretano la PET per definire il trattamento del paziente di individuare i depositi cerebrali della proteina amiloide, uno dei principali agenti che causano l'Alzheimer. Da giugno 2012 l’agente è disponibile in 16 centri di produzione americani.

Dagli studi clinici, la PET con flobetapir ha mostrato una sensibilità e specificità elevata nell’identificare le placche di beta amoliode. Al momento l’agente è alla revisione da parte dell’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco. Florbetapir viene iniettato in vena, viaggia attraverso il sangue e raggiunge il cervello dove si lega alle placche amiloidi qualora queste siano presenti. Questa molecola produce un segnale rilevato dagli scanner PET ed utilizzato per creare l'immagine del cervello.

Il medico nucleare interpreta poi l'immagine per valutare la presenza o assenza di placche amiloidi – o senili – significative; rileva cioè la presenza di questi depositi extracellulari nel cervello caratteristici della malattia di Alzheimer.  Le informazioni rilevate dalla PET vengono segnalate al medico di riferimento, che decide i passi successivi nella valutazione e nella gestione del paziente.

L’impegno di Lilly nell’ambito della malattia di Alzheimer non si limita alla diagnostica ma comprende anche il settore terapeutico. "L'orizzonte della ricerca farmacologica nel campo delle malattie neurodogenerative è capire il motivo per cui, in caso di demenza, le cellule celebrali muoiono e quali sono i fattori che ne scatenano la morte” spiega Pier Luigi Canonico, Presidente della Società Italiana di Farmacologia.

“Sappiamo che alcune cellule celebrali muoiono mentre altre, sottoposte alla stessa azione, non muoiono: stiamo cercando di capire il perché e quali siano i fattori di protezione che entrano in gioco. In particolare per l'Alzheimer l'obiettivo è individuare le ragioni per cui si verifica l’accumulo del peptide beta amilode e prevenirne la conseguente azione tossica. I farmaci in sviluppo per l'Alzheimer stanno lavorando sul prevenire o impedire l’azione e la formazione delle placche di beta amiloide, il che rappresenta un nuovo approccio di cura che apporterebbe un valore aggiunto alla terapia rispetto a quanto disponibile oggi.

Infatti, mentre oggi utilizziamo per l'Alzheimer solo farmaci sintomatici, ad esempio per aiutare la memoria, i nuovi meccanismi potrebbero prevenire o quanto meno rallentare l’evoluzione della patologia, cioè influenzare i meccanismi che sono alla base della progressione della malattia: un farmaco “disease modifier” (modificatore del disagio, della patologia) chenella peggiore delle ipotesi rallenterebbe la malattia, nella migliore la interromperebbe".

Emilia Patruno
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