Febbre e convulsioni, manteniamo la calma

È questa la stagione in cui questi episodi si manifestano più di frequente nei bambini, ma sono meno inquietanti di quanto si creda

05/01/2012

In questo periodo freddo ritorna l’incubo della febbre alta per i bambini, che spaventa molto i genitori. Ma quasi sempre sono episodi innocui, senza conseguenze per lo sviluppo mentale del piccolo. Tuttavia si hanno sempre molti timori e a volte anche pregiudizi riguardo alla febbre.  La cosa migliore, come sempre, è essere pronti e informati correttamente. L’innalzamento della temperatura rappresenta un meccanismo di difesa, innescato dal sistema immunitario, che ha lo scopo di impedire ai microrganismi di moltiplicarsi. Per questo non deve essere abbassata a tutti i costi non appena sale sopra i 37 gradi: occorre lasciarle svolgere la sua azione difensiva. Andrebbe curata, in teoria, solo oltre i 38° a meno che non disturbi il bambino in modo particolare, per esempio provocandogli mal di testa, oppure uno stato di prostrazione. In questi casi è necessario cercare di abbassarla anche se non raggiunge quei valori.

Le convulsioni

L’episodio convulsivo deve essere considerato una particolare reazione del sistema nervoso all’innalzarsi rapido della temperatura corporea (in genere sopra i 38,5°). Compare generalmente in bambini di età compresa fra i 6 mesi e i 5 anni.

La convulsione si manifesta di solito nella prima giornata dell’episodio febbrile, ha una durata che varia da 3 a 15-20 minuti, è più frequente nel sesso maschile,  presenta la massima incidenza in bambini di età inferiore ai due anni per poi diminuire progressivamente all’aumentare dell’età, ed è più frequente in bambini nati da madri che abbiano continuato a fumare o ad assumere alcolici durante la gravidanza (e magari ne soffriva anche il papà da piccolo...).

Al primo episodio convulsivo può seguirne un secondo, generalmente entro un anno. Ulteriori successivi episodi hanno una probabilità di verificarsi che mediamente è del 50%. Le convulsioni febbrili si dividono in: semplici e complesse. La grande maggioranza delle convulsioni febbrili definite "semplici" sono del tutto innocue: sono di breve durata (persistono da alcuni secondi a pochi minuti, mai più di un quarto d’ora) e sono generalizzate, coinvolgono cioè tutto il corpo del bambino, o sono rappresentate da semplici e transitorie assenze di coscienza. Non hanno conseguenze immediate e non ne hanno a distanza di tempo. Un bambino che ha avuto una convulsione febbrile di questo tipo non ha quindi l’epilessia e non rischia nemmeno di diventare un epilettico in futuro. Tali episodi non vanno nemmeno trattati e non richiedono l’esecuzione di particolari esami.

I pediatri sottolineano, tuttavia, come un bimbo che ha avuto convulsioni febbrili semplici, pur essendo perfettamente sano dal punto di vista neurologico, è a maggior rischio di altre crisi nel corso di analoghi rialzi febbrili. Per questo i genitori devono convincersi che non è nulla di cui preoccuparsi, ma in seguito, dovranno stare più attenti alla febbre dei loro bambini – in particolare ai rialzi della temperatura molto rapidi e improvvisi – e intervenire subito per abbassarla anche quando è a valori non elevati, senza aspettare che superi i 38.5° C. Per sicurezza, si può tenere a disposizione una benzodiazepina in fiale, da iniettare per via rettale (con una normale siringa senza ago) in caso le convulsioni si ripetano. Una delle benzodiazepine più utilizzate, il diazepam, è disponibile anche in microclisteri.

Di diverso spessore, invece, le crisi, assai più rare, chiamate "complesse", che durano più di 15 minuti e interessano solo una parte o un lato del corpo. Le convulsioni, in questo caso, possono essere la spia di una malattia nervosa preesistente, che la febbre ha solo precipitato. I bambini colpiti da queste crisi vanno sottoposti ad approfondite indagini diagnostiche, dall’elettroencefalogramma alla Tac e alla risonanza magnetica, per cercare di capire se le convulsioni nascondono qualcos’altro. Il rischio complessivo di comparsa di epilessia, rischio che comunque rimane legato alla familiarità per epilessia nei fratelli e nei genitori, non altera comunque né il comportamento né le capacità intellettive e motorie del bambino.    

Come si manifestano

Durante l’accesso convulsivo il bambino presenta, inizialmente e per breve tempo, globi oculari deviati da un lato, pupille dilatate o ristrette, palpebre superiori abbassate a metà, pallore del viso, increspamento della fronte e delle sopracciglia, addome retratto e incavato ‘‘a barca’’, arti rigidi spesso in atteggiamento di flessione, polso frequente e irregolare, con sospensione del respiro.

A questa prima fase di brevissima durata ne segue una consistente in un susseguirsi di scosse o sussulti, cambiamento di colore del viso da pallido a rosso, respirazione a scatti. L’accesso si risolve di solito dopo 2-4 minuti, ma può durare fino a 15-20 minuti.

Cosa si deve fare
Nel bambino con febbre si deve cercare prima di tutto di riportare la temperatura corporea a valori normali utilizzando tutti i mezzi possibili:
1      liberare il corpo da eccessivi indumenti;
2      somministrare Paracetamolo (es.Tachipirina) 10-15 mg/kg dose, 4-5 dosi al giorno; se il bambino non ha ancora 12 anni, meglio non dargli prodotti con acido acetilsalicilico: si ritiene che l’impiego nei piccoli possa, seppur in rari casi, scatenare una grave malattia, la sindrome di Reye. Anche se non trattata, comunque, la febbre non sale all’infinito: il sistema di regolazione della temperatura corporea impedisce che arrivi a valori eccessivi. L’organismo, infatti, mette in atto meccanismi come la sudorazione e la dilatazione dei vasi, che fanno disperdere il calore.
3      applicare spugnature di acqua tiepida e/o la borsa del ghiaccio e far bere acqua  fresca, per evitare la disidratazione, molto facile nei più piccoli;
4      se nonostante tutto questo si presenta una convulsione è molto importante non perdere la calma. La convulsione può essere controllata a casa con sedativi somministrati per via rettale ed è perciò necessario imparare perfettamente cosa si deve fare con l’aiuto del proprio medico.

Ed ecco un pro-memoria dell’intervento generalmente consigliato.
1      Assicurare al bambino una buona respirazione mettendolo preferibilmente su un fianco.
2      Somministrare subito, alla dose e nei tempi indicati dal medico, un sedativo per via rettale (per esempio valium fiale, utilizzando una siringa da insulina senza ago), ripetendo la dose se la prima dovesse essere espulsa o se la crisi non regredisse entro breve tempo.
3      Solo nel caso in cui tale misura non avesse un effetto rapido, trasportare il bambino presso il più vicino reparto pediatrico ospedaliero.  

Quando serve il medico 
È indispensabile chiamare il medico se il bambino ha meno di 6 mesi. Dopo questa età, è opportuno quando la temperatura sale sopra i 38.5° C, se la febbre si protrae più di 2-3 giorni, oppure quando ci sono disturbi significativi o anomalie del comportamento. Per esempio quando il bambino:
1.   ha difficoltà a respirare
2.   ha la diarrea e/o il vomito
3.   non mangia da qualche giorno
4.   ha il collo più rigido del solito (non riesce a toccarsi il petto con il mento o a guardare in su)
5.   fa fatica a svegliarsi
6.   ha male alle orecchie
7.   appare confuso o eccessivamente assopito.  

Le convulsioni febbrili non devono suscitare un esagerato allarme e spingere a correre al pronto soccorso, ma è meglio avvisare il medico.  

Come misurare la temperatura 
Il termometro classico è ancora il più preciso. Non hanno particolari vantaggi i termometri auricolari, che pur precisi, hanno un alto costo. Le strisce reattive da applicare sulla fronte non sono invece precise e forniscono solo valori indicativi . Per avere valori reali, occorrerebbe misurarla a livello rettale o orale. La misurazione sotto l’ascella è accettabile, ma fornisce la temperatura della pelle, più influenzata dalle condizioni ambientali e quindi leggermente più bassa. Infatti si parla di febbre se la temperatura supera i 37.5° C a livello rettale o i 37° C a livello cutaneo, cioè dell’ascella.   

Luoghi comuni da sfatare.  
1- Non è la febbre alta che causa le convulsioni, ma piuttosto un brusco aumento della temperatura.
2- Non è detto che un bambino con la febbre debba per forza star male: ci sono bambini che a 38°-39° continuano a correre e giocare, altri che con 37.5° non hanno più voglia di niente.
3- Non occorre far scendere la febbre al di sotto dei fatidici 37° C; basta che si arrivi a un punto in cui non crea disagio al bambino.
4- Coprire troppo il bambino è sbagliato, perché fa salire ulteriormente la temperatura e contribuisce ad aggravare disagi e fastidi. Se il piccolo ha i brividi, lo si può coprire con una coperta leggera.
5- Non è necessario che un bambino con la febbre alta stia a letto: basta che riposi e non faccia sforzi eccessivi, che oltre ad aumentare ancora la temperatura, lo indeboliscono.
6- Se non si sente di mangiare, non occorre sforzarlo: gli si possono dare invece brodini e succhi di frutta nutrienti.
7- Se si vuol provare con le spugnature, utilizzare acqua tiepida e non acqua fredda. Da evitare le spugnature all’alcool: i vapori dell’alcool possono essere inalati e provocare seri danni.
8- Non dare di propria iniziativa gli antibiotici: di per sé non abbassano la febbre e non hanno effetti nemmeno sui virus, responsabili della febbre nella maggior parte dei casi.

Stefania Marchisio
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