L’abuso di antibiotici provoca 25mila morti

Si tratta dei pazienti europei, che per via di un uso scorretto, hanno sviluppato microorganismi letali resistenti ai quei farmaci

05/12/2011

Un recente studio condotto in Inghilterra su un campione di circa 1.800 persone ha dimostrato l’uso scorretto da parte della popolazione degli antibiotici. Vengono assunti sempre più frequentemente per raffreddori, influenze stagionali e piccole infezioni. Dallo studio emerge che più del 25% dei pazienti ritiene che per curare queste malattie sia opportuno ricorrere ad antibiotici, senza prescrizione medica. Questo abuso porta a sviluppare resistenze ai farmaci da parte dei batteri contro i quali i farmaci sono diretti, rendendoli così meno efficaci.


Di uso corretto di antibiotici e delle strategie da mettere in atto per ridurre la farmaco-resistenza si è discusso in occasione della recente Giornata Europea degli Antibiotici. Le infezioni sostenute da microrganismi resistenti agli antibiotici provocano ogni anno 25mila decessi in Europa. A fronte di questo dato, la Commissione Europea ha deciso di intervenire con forza, proponendo agli Stati membri la firma di un documento che raccoglie 12 azioni mirate, da attuare nei prossimi cinque anni, per promuovere un corretto uso degli antibiotici e per contrastarne il fenomeno della resistenza.

Tutti i medici, non solo quelli di base, sono perciò chiamati a riflettere sul tema. A tal proposito, la scorsa estate sono state messe a punto da alcuni medici di Humanitas, coordinati dalla dott.ssa Paola Morelli, Infettivologa dell'ospedale, le "Linee guida per un approccio razionale alla terapia antibiotica". Si tratta di alcune regole indispensabili al fine individuare in quali casi è necessario somministrare l'antibiotico e con quali modalità. Queste ultime saranno implementate nei prossimi mesi e verificate, tramite un controllo delle cartelle cliniche, per valutarne la corretta applicazione.

«L’antibiotico va impiegato da subito - sostiene la dott.ssa Chiara Oggioni, Responsabile dell'Ufficio Epidemiologico di Humanitas - solo in presenza di alcune patologie, come la polmonite, che comportano un rischio effettivo per la sopravvivenza dell'individuo. Nella maggior parte dei casi, invece, sono raccomandabili l'impiego dei tradizionali farmaci sintomatici e indagini di laboratorio. Solo una volta che si è in possesso dell'antibiogramma si potrà mettere a punto una terapia mirata ed efficace.
Le cosiddette terapie a "ombrello" o "a copertura" sono quindi sconsigliate, i farmaci vanno assunti solo in seguito al consulto con il medico, il quale a sua volta deve ricorrere ad un uso ragionato e limitato di questi farmaci».

«Assumere antibiotici laddove non necessario, come nel caso dei tradizionali virus influenzali, porta non solo allo sviluppo di resistenza verso questi farmaci ma anche a contrarre disturbi più o meno gravi, come lo sviluppo di disturbi gastroenterici, dovuti all'alterazione della flora batterica intestinale. Nei casi più seri, le terapie antibiotiche prolungate possono addirittura favorire lo sviluppo di altre infezioni batteriche, quali le diarree da Clostridium difficile, che possono degenerare in un disturbo cronico dell'intestino che andrà curato con una nuova terapia antibiotica specifica». 

«Un'altra situazione sulla quale è necessario porre attenzione è l'uso appropriato dell'antibiotico come forma di profilassi pre-operatoria. Anche in questo frangente è necessario attenersi scrupolosamente alle Linee Guida del Ministero della Salute, che prevedono un impiego razionale del farmaco, che andrebbe limitato esclusivamente al periodo precedente e intercorrente l'intervento chirurgico».

Michele Rosati
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