24/11/2011
Carlo Petrini, fondatore del movimento "Slow Food".
Sobria, rispettosa e giusta. Così dovrebbe essere la medicina per
tutti, ma soprattutto per un gruppo di medici ha dato vita, lo scorso
giugno "Slow Medicine", un movimento che si ispira al più famoso Slow
Food, fondato da Carlin Petrini. Un movimento che ha stilato un
Manifesto che individua cinque le aree di cura cui dedicarsi: 1)
prevenzione e promozione della salute; 2) buone pratiche comunicative
nella relazione di cura; 3) la salute nella riproduzione e nell’età
infantile; 4) la cura nell’età anziana e nel fine vita; 5) la cura del
malato acuto e del malato cronico.
La politica sanitaria è sempre più orientata a modelli di tipo
aziendale e viene gestita da manager: Slow Medicine parte dalla
convinzione che con la prevenzione e la formazione, le spese si
possano ridurre, pur sapendo che è una scelta controcorrente, perché
al momento non è questo che sta facendo la maggior parte degli
ospedali. Slow Medicine vuole una medicina sobria, che costi meno al
sistema pubblico; rispettosa, perché tutti i pazienti devono essere
ascoltati; e giusta, perché le risorse e le cure devono essere uguali
per tutti".
La psicologa Silvana Quadrino, una delle fondatrici, spiega: "Con Slow
Food condividiamo il simbolo della lumachina, anche se nel nostro logo
le lumachine sono due, e non a caso: una rappresenta il medico oil
personale sanitario, l'altra il paziente. Si parlano, dialogano, c'è
una relazione fra loro ed è basata sull'ascolto. Uno dei nostri
obiettivi è infatti ripensare il dialogo medico-paziente, diventato
ormai impossibile o inesistente".
"Come Slow Food - continua la Quadrino - Slow Medicine nasce dalla
riflessione sulla sostenibilità. Crediamo che l'attuale modello
sanitario non sia più sopportabile: troppe analisi, troppe medicine,
ipertecnologia. Si crede nella quantità, si pensa che curarsi di più
sia meglio. Troppi esami, troppi farmaci, distanza dal curante. Il
paziente è smarrito e non si fida più, il medico è esasperato e
demotivato. Persino le compagnie assicurative cominciano a non
accettare più di stipulare polizze, tante sono le cause continuamente
intentate contro i sanitari, ormai quasi automatiche. E' necessario
capovolgere il paradigma, cambiare rotta".
La psicologa Silvana Quadrino, una delle fondatrici di "Slow Medicine".
Che cosa si dovrebbe fare, allora, secondo i camici bianchi di Slow
Medicine? "Non è che passare da un dottore all'altro in continuazione
come fanno i pazienti sempre più di frequente, aiuti fa star meglio" -
dice la dottoressa Quadrino - "né fare un esame dopo l'altro. Alcuni
servono altri no. Non sempre l'evidenza ci mostra in modo
inconfutabile che tutti gli esami sono davvero utili: siamo sicuri,
per esempio, che servano ben otto ecografie in gravidanza?. E quanti
sono gli sprechi nella sanità, anche a causa di esami di routine dei
quali ci pare ormai impossibile fare a meno?". Meno ricette e più
preparazione da parte di chi ogni giorno lavora con i pazienti,
insomma, questa è la ricetta per una sanità, che deve ritrovare un
volto umano.
L'idea di Slow Medicine parte da lontano. Nel 2002, sedici fondatori,
medici, direttori sanitari e due psicologi e psicoterapeuti
cominciarono a ragionare su un nuovo modello di sanità. Dal gennaio
del 2012 si avvierà la campagna di adesione all'associazione Slow
Medicine per medici, infermieri, ostetriche, logopedisti, farmacisti,
insomma chiunque lavori in ambito sanitario. Slow Medicine e Slow
Food opereranno insieme in tavoli regionali per i problemi della
sanità e della salute che abbiano una correlazione con
l'alimentazione, e insieme organizzeranno incontri in cui siano
coinvolti anche i cittadini (che, secondo l'idea di medicina "slow",
devono diventare sempre più consapevoli e assertivi).
Emilia Patruno