17/11/2011
Tastiere
e mouse del pc sono più sporchi di un wc secondo una analisi dell'Università dell'Arizona, con una
media di 1.676 microbi per pollice quadrato solo sul mouse, e con il 10 per
cento dei lavoratori che ammette di non aver mai pulito la tastiera e uno su
cinque il mouse. E, poi, anche penne, carrelli della spesa (l'80 per cento
sull'impugnatura ha segni di E. Coli e virus gastrointestinali e influenzali),
cellulari, spazzolini (su cui possono vivere ben 100 milioni di batteri di ogni
tipo, dall'E. Coli, allo stafilococco, streptococco e candida), seggioloni per
i bambini nei ristoranti e dispenser dei saponi usati nei locali pubblici e
nelle palestre, contaminati rispettivamente per un quarto e un terzo da batteri
fecali. Siamo, insomma, davvero così circondati da virus e batteri? E, in caso
affermativo, come si può prevenire il contagio senza farsi prendere dalla fobia
(controproducente) dell'eccesso di pulizia?
Secondo
Michele
Lagioia,
Direttore Medico di Presidio di Humanitas e Specialista in Igiene e Medicina
Preventiva.
«Questi dati non sono una
novità, nel senso che ogni ambiente è più o meno contaminato da batteri. In
realtà non c'è nulla di nuovo, non viviamo in un mondo sterile, c'è, quindi,
poco da stupirsi. Si può, però, trarre qualche indicazione utile dalle ricerche
per evitare il contagio senza incorrere nella fobia della pulizia ad ogni
costo, che è controproducente. Un po' di ‘sporcizia' tiene allenato il
nostro sistema immunitario, che si forgia sul contatto con batteri e virus, lo stimola a reagire
contro agenti pericolosi. Con un meccanismo analogo reagiamo verso gli
allergeni e, infatti, una delle ipotesi sull'aumento delle allergie nei Paesi
industrializzati è proprio l'eccesso di pulizia. Ritornando ai batteri, si
pensi a quando ci rechiamo in un'area geografica con condizioni igieniche
differenti dalle nostra come, per esempio, l'Indocina. Se mangiamo un cibo
locale, il nostro intestino non lo regge, non ne è in grado, mentre le persone
del posto non hanno problemi, proprio per un principio adattivo delle difese.
Per lo stesso discorso, le mamme che tengono sotto una campana di vetro i loro
figli sbagliano. Non dimentichiamo, infine, che proprio alcuni batteri, che
comunemente definiamo ‘buoni', ci permettono di vivere. Certamente, d'altro
canto, è anche corretto prevenire alcune catene di trasmissione».
Quali
sono i consigli principali?
«Primo: lavarsi spesso le mani, sempre dopo essere stati in bagno o
dopo aver toccato superfici ‘comuni' come – per esempio - le maniglie dei tram,
quelle del carrello della spesa o la tastiera del pc di un'altra postazione di
lavoro.
Secondo: preferire le videoconferenze, soprattutto nei mesi invernali,
quando i virus spopolano, rispetto alle lunghe riunioni con più persone in una
stessa stanza, magari angusta, e arieggiare spesso i locali.
Terzo: non
condividere mai oggetti personali come lo spazzolino (che sfregando sulle
gengive può causare la trasmissione di virus anche più gravi come l'epatite) né
oggetti come le penne (che spesso, tra l'altro, vengono portate alla bocca) o i
cellulari.
Quarto: evitare di dare per scontato la pulizia: portare con sé
salviettine antibatteriche per pulire i seggioloni dei ristoranti o la
postazione di lavoro o detergersi le mani con soluzioni idroalcoliche ‘ad hoc'
(meglio che utilizzare i dispenser dei locali pubblici)».
E l’eccesso di igiene?:
«In Austria alcuni studi hanno messo a confronto bambini con un grado di
benessere simile, residenti in villaggi di campagna. I risultati hanno
evidenziato che, fra loro, chi è esposto frequentemente ai microbi presenti
nelle stalle è più protetto dalle allergie. L'aumento di malattie allergiche è
dunque in qualche modo legato al fatto che siamo più raramente a contatto con
gli agenti microbici. Questo altera l'equilibrio e il bilanciamento del sistema
immunitario».