28/09/2011
Oggi
in Italia una nascita su 10 avviene in strutture che assistono meno di 500
parti l’anno. «Pochi, troppo pochi per poter garantire la sicurezza di madri e
bambini,» spiega il prof.
Nicola Surico, Presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia
(SIGO) e
Direttore della Clinica ginecologica dell’Università del Piemonte orientale
presso l’Ospedale Maggiore di Novara durante i lavori a Palermo del Congresso
nazionale, dove si sono riuniti 2.000 specialisti. Il congresso si conclude oggi.
A
quasi un anno dal piano di riordino varato dal Ministro Fazio nel concreto non
vi sono cambiamenti significativi. I casi di centri chiusi o riconvertiti
sono rare eccezioni
e le Regioni che ci hanno provato si sono scontrate con fortissime resistenze,
anche da parte della popolazione. Secondo Surico: «Vanno informate le donne sui
requisiti minimi da richiedere, ne va della loro sicurezza: meglio sopportare
il disagio di qualche chilometro in più che correre rischi. Come tecnici, però,
ci appelliamo in primo luogo agli amministratori: non si può perdere altro
tempo».
Fra
le misure previste dal piano Fazio vi era anche il contrasto all’abuso dei
tagli cesarei,
che nel nostro Paese rappresentano oggi il 38% del totale dei parti (record
europeo). Una modalità concreta per invertire la tendenza è quella scelta dalla
Sicilia che ha equiparato il rimborso DRG per la nascita per via naturale a
quello per via chirurgica. «La nostra regione vanta il triste primato, dopo la
Campania, del più alto tasso di ricorso al taglio cesareo, utilizzato in più di
un parto su due (53,1%),» afferma il prof. Paolo Scollo, vicepresidente SIGO e Direttore dell’U.O. di
Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Cannizzaro di Catania. In Sicilia si registra inoltre
il più alto numero di punti nascita con meno di 500 parti l’anno, ben 38.
Un
altro fenomeno che provoca problemi: oggi il 16,9% dei parti è relativo a
madri di cittadinanza non italiana. «La mortalità materna è maggiore tra le straniere, con
un rischio più elevato in chi ha una bassa scolarità,» affermano Luigi Alio,
Direttore U.O. Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale Civico Palermo e
Massimo Petronio, Direttore del Dipartimento salute della Donna e del Bambino
dell’ Ospedale “G. F. Ingrassia” di Palermo. «Il nostro Congresso ha dedicato ampio spazio al
rapporto fra salute ed emigrazione: vanno infatti attivati percorsi ad hoc e
formate professionalità specifiche. Già esistono ‘buone pratiche’ e modelli
possibili di integrazione, come quello attuato nei consultori di Palermo».
Però ci
sono anche aspetti positivi. «Il
nostro Paese presenta punte di assoluta eccellenza:» sostiene Surico «un tasso di nati morti
inferiore alla media europea (2,79 ogni mille nati rispetto al 2,89 per mille) e
ottimi indici neonatali. Tutto ciò nonostante l’età media delle madri sia fra
le più elevate del Continente (32,4 anni). Significa che il percorso funziona,
accoglie la donna e le garantisce un’ottimale assistenza fino al momento del
parto. Ora dobbiamo impegnarci tutti, Istituzioni e professionisti, per
renderlo ancora più efficiente e capace di rispondere ai bisogni delle nostre
pazienti».
Michele Rosati