Paracetamolo, un farmaco insidioso

È molto diffuso, ha molte indicazioni, ma superare le dosi è pericoloso: 450 morti all’anno negli Stati Uniti (e migliaia di interventi)

25/11/2011

British Journal of Clinical Pharmacology ha pubblicato i risultati di una ricerca effettuata dall’Università di Edimburgo sull’assunzione prolungata nel tempo di dosi di paracetamolo, evidenziando come l’overdose da paracetamolo sia una delle principali cause d’insufficienza epatica nel Regno Unito. I ricercatori segnalano che l'ingestione protratta  nel tempo di dosi di paracetamolo anche di poco superiori a quelle corrette può portare a effetti tossici anche molto gravi, fino a essere letali. Un’overdose subdola e difficile da riconoscere, ma molto pericolosa.

Il paracetamolo è un antinfiammatorio ad azione analgesica e antipiretica contenuto in prodotti di uso molto comune e diffuso (tachipirina, zerinol, efferalgan, saridon , vicks medinait, ecc...). è indicato in caso di febbre come antipiretico sia negli adulti sia nei bambini,  nel trattamento delle sindromi influenzali, nelle malattie esantematiche (varicella, morbillo, rosolia etc)  e nelle affezioni acute del tratto respiratorio. Viene anche utilizzato nel trattamento sintomatico del dolore lieve e moderato, in caso di otite , cefalea, nevralgia, dismenorrea, intervento chirurgico, artrosi di ginocchio e anca, da solo oppure in associazione con  altri principi attivi.
Ecco la posologia consigliata per le diverse indicazioni terapeutiche:
Adulti: 0,5-1 g ogni 4-6 ore; non superare la dose massima giornaliera di 4 g oppure di 2,6 g in caso di terapie a lungo termine.
Bambini: 10-15 mg/kg/dose; non superare in caso di somministrazione multipla, in tempi ravvicinati (24, 48 e 72 ore), il dosaggio di 90 mg/kg/die.

La dose singola minima tossica negli adulti sani è compresa fra 7,5 e 10 grammi ed è pari o maggiore a 150 mg/kg nei bambini. Il paracetamolo può indurre tossicità epatica soprattutto quando somministrato a dosi elevate o quando l’intervallo di tempo fra una dose e la successive è inferiore a quello raccomandato (4-6 ore). I sintomi di epatotossicità comprendono nausea, vomito, sedazione, sudorazione, dolore addominale, incremento delle transaminasi e della concentrazione sierica di bilirubina, aumento del tempo di protrombinemia a più di 20 secondi.  Seguono insufficienza epatica, encefalopatia, coma e morte. L’insufficienza epatica può presentarsi complicata da acidosi, edema cerebrale, emorragia, ipoglicemia, ipotensione, infezione e insufficienza renale.  Per valutare il rischio di sviluppo di danni epatici, la concentrazione plasmatica di paracetamolo deve essere dosata dopo 4 ore dall’intossicazione. Concentrazioni di paracetamolo superiori a 300 mg/ml dopo 4 ore dall’ingestione o superiori a 45 mg/ml dopo 15 ore determinano nel 90% dei pazienti gravi lesione epatiche; concentrazioni inferiori a 120 mg/ml dopo 4 ore o a 30 mg/ml dopo 12 ore determinano lesioni epatiche moderate.

I sintomi compaiono entro 24 ore dall’avvelenamento. Il trattamento del sovradosaggio prevede:
1) lavanda gastrica, se il paracetamolo è stato ingerito entro le 4 ore precedenti;
2) somministrazione di carbone attivo, colestiramina entro 1 ora dall’ingestione dell’antipiretico;
3) infusioni glucosate (controllo ipoglicemia);
4) trasfusioni di plasma o fattori della coagulazione (controllo ipoprotrombinemia); 
5) somministrazione parenterale di fluidi in caso di vomito;
6) somministrazione di composti sulfidrilici quali acetilcisteina e metionina (antidoti). La somministrazione dell’antidoto deve continuare se le concentrazioni plasmatiche di paracetamolo indicano un rischio di epatotossicità elevato; viene interrotta se il rischio è contenuto.

Negli Stati Uniti, ogni anno, l’uso non adeguato di paracetamolo è responsabile di 112.000 chiamate ai centri antiveleni, di 56.000 accessi al Pronto soccorso, di 26.000 ospedalizzazioni e 450 morti da sovradosaggio : per questo motivo gli esperti dell’Agenzia per il controllo sul mercato dei medicinali hanno deciso di abbassare la quantità di paracetamolo a un massimo di 325 mg per compressa (in Italia la dose massima per singola compressa è di 1000 mg ).

Dall’indagine condotta a Edimburgo su 663 pazienti dell’ospedale Royal  Infirmary con danni epatici da paracetamolo, una delle regole infrante maggiormente è quella che raccomanda l’assunzione di una compressa ogni otto ore, superando così le dosi consigliate. Circa la metà dei casi ha consumato più farmaco per alleviare dolori che vanno dal mal di denti a quelli muscolari e un quarto dei soggetti è andato in overdose per aver preso due o più dosi senza rispettare le otto ore di distanza l'una dall'altra, superando dunque il limite giornaliero.

Se i pazienti arrivano in ospedale con evidenti segni di overdose del farmaco, si può intervenire tempestivamente e salvarli, ma, con un uso regolare, spesso non si accusano subito gli effetti collaterali. Il consiglio, quindi, è di rispettare con maggior precisione possibile le dosi consigliate. Stefania Marchisio

Stefania Marchisio
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