Ernia inguinale, il "fiore" che ripara

La novità è un trattamento chirurgico rivoluzionario, grazie a una protesi dinamica a forma di "margherita". Azzerate emorragie, infezioni e recidive. E nessun dolore cronico.

16/01/2012

Sono 150.000, ogni anno, in Italia, gli interventi dell'ernia inguinale. A livello internazionale, il 27% dei maschi sviluppa, nel corso della vita, un'ernia inguinale. In Italia si stima che quasi 10 milioni di uomini siano a rischio (il rapporto maschi/femmine è 8 a 1). In particolare, l'ernia si manifesta nel 3-5% dei bambini e nel 10-15% dei maschi adulti. L'incidenza della patologia erniaria aumenta con l'età e quando se ne è affetti molto difficilmente si trova una soluzione migliore che farsi operare. La riparazione di ernia inguinale rappresenta l'intervento chirurgico più frequentemente eseguito nelle sale operatorie di tutto il mondo.


L'ernia, che cos'è e come si manifesta

Si tratta di una condizione in cui, a causa di vari fattori, tra cui la compressione da parte dei visceri addominali, la regione inguinale subisce delle alterazioni che la indeboliscono fino a provocare una fuoriuscita dei visceri attraverso la sua struttura. L'ernia si presenta come un rigonfiamento su uno o entrambi i lati dell'inguine, e tende ad aumentare di volume con il passare del tempo.
Solitamente si manifesta con i seguenti sintomi: 1) piccolo rigonfiamento in uno o entrambi i lati dell'inguine che possono aumentare in termini di dimensioni e che scompaiono qunado si sta sdraiati;
2) fastidio o dolore dovuto alla tensione durante il sollevamento dipesi o l'esercizio fisico;

3) senso di debolezza opressione all'inguine.. bruciore, gorgoglii o dolore da rigonfiamento.

Esiste anche la cosiddetta ernia dello sportivo, "sportsman hernia". In generale chi è sottoposto a sforzi intensi e prolungati può avere una più alta possibilitò di sviluppare un'ernia inguinale. Spesso, infatti, la 'pubalgia' frequentemente diagnosticata agli sportivi altro non è che una piccola ernia che, facendosi strada tra i tessuti inguinali, provoca dolore intenso durante l'attività fisica. In questo caso un chirurgo esperto può chiarire la diagnosi.

La novità è un trattamento chirurgico rivoluzionario dell'ernia inguinale, grazie a una protesi dinamica a forma di margherita. Questo dispositivo s'impianta senza punti di sutura, permettendo così di evitare le frequenti complicanze provocate dal fissaggio delle reti tradizionali. Inoltre, in sintonia con i più recenti studi sulla genesi della malattia erniaria, il "comportamento" dinamico della protesi permette una rigenerazione dei tessuti molto più naturale, favorendo una più veloce guarigione.

"Si tratta di una vera e propria rivoluzione", dice il Professor Giuseppe Amato, docente presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia dell'Università di Palermo. "La protesi - assicura- permette di evitare le complicanze tipiche degli interventi tradizionali, come gli strappi ai tessuti, il sanguinamento, il dolore cronico da "tensione" e altri fastidi che a volte sono più pesanti dell'operazione in sé. A differenza delle protesi tradizionali, statiche e passive, queste "margherite" seguono i movimenti naturali della regione inguinale, assecondandone i movimenti e assicurando importanti benefici per i pazienti, a partire dalla rapida incorporazione strutturale e biodinamica".

Il beneficio non è trascurabile: si pensi che emoraggie e ematomi legati alla lacerazione dei punti di sutura sono azzerati; 0% di infezioni contro il 5%, 0% di recidiva contro il 10% delle reti tradizionali. Nessun dolore cronico (contro il 7% delle altre), dimezzata la comparsa di seromi (situazioni conseguenti agli ematomi), e un quinto di ematomi in meno. La mancanza si "ancoraggi" inoltre, permette di annullare la tensione dei tessuti operati, evitando reazioni cicatriziali callose tipiche delle protesi convenzionali.

"Ma soprattutto - chiosa il Professor Amato - una migliore qualità della vita: tessuti sani nella zona degenerata dalla malattia erniaria, reintegrati rapidamente e ben vascolarizzati". L'intervento, nell'80% dei casi, si esegue in anestesia locale e in tempi brevi, meno di 30 minuti. Solitamente, il rientro dei pazienti, a casa, è previsto in giornata e entro una settimana dall'intervento si possono riprendere tutte le normali attività.

Emilia Patruno
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