Calvizie, la soluzione dalle staminali

La ricerca sulle cellule staminali adulte promette bene per la cura della calvizie e di molte forme di lesioni. Lo stato dell'arte.

Una nuova cura all'orizzonte

27/07/2011

Alla fine siamo arrivati anche a questo: stimolando le cellule staminali dei follicoli del cuoio capelluto è possibile ripristinare il processo di crescita dei capelli in laboratorio. E’ quanto ha annunciato Ken Washenik della Bosley Medical Beverly Hills di Los Angeles mettendo in evidenza il ruolo di primo piano delle staminali nell’inviare segnali chimici ai follicoli morti per indurli a rigenerare il capello. La comprensione di questi segnali chimici permetterà a breve, secondo il ricercatore, di ottenere da staminali in coltura veri e propri capelli clonati utili per ripopolare le zone colpite dalla calvizie. Ricerche in questo senso sono state effettuate anche in altri laboratori del mondo, ad esempio presso il Politecnico di Berlino dove Roland Lauster e la sua equipe sono riusciti per la prima volta a coltivare in laboratorio un follicolo pilifero completo di capello, nato da cellule staminali prelevate dal paziente mediante biopsia. Un solo prelievo permetterà, così, di ottenere la quantità necessaria di capelli nelle future applicazioni sull’uomo. Finora i risultati incoraggianti, infatti, sono stati ottenuti su modelli animali quali ratto e topi.

Ma il rapporto tra cellule staminali ed estetica non si limita alle possibili cure contro la calvizie: dal mondo della ricerca su queste cellule sono arrivate di continuo notizie interessanti, ad esempio per il trattamento delle lesioni della pelle a recupero lento come le ulcere vascolari o diabetiche, le piaghe da decubito, le ferite da trauma, le ustioni. Le staminali, prelevate da grasso corporeo, in genere utilizzato in chirurgia estetica nelle operazioni di  “lipofilling”, cioè di riempimento, vengono con successo impiegate per la cura delle lesioni da radiazioni e da traumi.

Presso l’Unità operativa di chirurgia plastica dell’ospedale Pellegrini di Napoli, il grasso prelevato dal paziente viene centrifugato e poi iniettato ai bordi di una ferita aperta miscelandolo a fattori di crescita piastrinici o altre sostanze. Con questi approcci si riducono notevolmente i tempi di guarigione, così come la frequenza delle medicazioni e quindi i costi, oltre ad ottenere una migliore cicatrizzazione delle lesioni. I confini, dunque, tra medicina estetica e rigenerativa si confondono quando si impiegano le cellule staminali adulte che rimangono, anche in quest’ambito, una grossa scommessa sul futuro. Grazie ad esse, la medicina sta diventando sempre meno interventistica e più capace di sfruttare le risorse naturalmente presenti nell’organismo per riparare e ricostruire, apportando vantaggi considerevoli.      

Alessandra Turchetti
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