22/03/2011
Uno degli splendidi mosaici di Madaba.
Madaba, 40 chilometri a sud di Amman, è la “città dei mosaici”. Il centro più prestigioso dell’arte musiva in Giordania. Qui i mosaici bizantini cantano, fin dal VI secolo, inni sublimi al dio e alla fede cristiana. Nella chiesa di San Giorgio è conservata la rappresentazione musiva più spettacolare e celebre di tutto il Medio Oriente: una carta geografica della Palestina e della città di Gerusalemme. Quasi due milioni di tessere nel disegno originale.
Non lontano da Madaba si trova il Monte Nebo. Terrazza naturale che si affaccia con una visione spettacolare sul Mar Morto, il suo nome è particolarmente caro alla religione ebraica, cristiana e musulmana. Da qui Mosè vide la Terra Promessa. Senza poterci entrare. La tradizione biblica narra che il Monte Nebo fu la sua tomba. A ricordare questa storia sacra fu costruito un monastero, poi Bizantini vi edificarono una chiesa. E la riempirono di mosaici straordinari.
Il mosaico più incredibile si trova nel battistero-diaconico, stanza vicino all’abside centrale dove i diaconi preparavano i riti liturgici. Un’iscrizione lo data con certezza all’anno 530 d.C., al tempo dell’imperatore Giustiniano. Qui la fantasia e la creatività dei maestri mosaicisti della scuola di Madaba trovarono la massima libertà di espressione. Scene di caccia con felini, orsi, cani e un cinghiale. Scene campestri di un contadino con il suo gregge. Scene che rappresentano animali esotici: un giovane con mantello conduce con la cavezza una zebra e un dromedario, mentre la figura di un Nero porta al guinzaglio uno struzzo.
L’iscrizione in lingua greca ha conservato il nome di coloro che hanno mosaicato la cappella: Soel, Elia e Kaium, nomi di chiara origine araba che indicano la loro provenienza da Madaba. Questo gioiello di fantasy cristiana, passato miracolosamente indenne attraverso la furia distruttiva degli iconoclasti, fu riportato alla luce dal compianto padre Michele Piccirillo nel 1976.
In Giordania la maggior parte dei rinvenimenti cristiani, come la loro conservazione, devono essere attribuiti all’acuta intelligenza e capacità dei francescani della Custodia di Terra Santa. In tre campagne di scavi iniziate nell’estate del 1933 sul Monte Nebo, gli archeologi francescani fecero conoscere al mondo le bellezze di arte sacra che si celavano sotto la terra, come preziosi chicchi di grano, nella basilica del Memoriale di Mosè.
La Giordania, splendida terra di mezzo, ha la missione di attenuare le tensioni che percorrono minacciose i confini di diversi Paesi Medio-orientali. E nel giallo delle pietre della basilica del Memoriale di Mosè e nei mille colori dei suoi mosaici è scritta e raccontata la sua incoercibile volontà di pace e di fratellanza.
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Roberto Di Diodato