Inviato da: Redazione CaraFamiglia
29 marzo 2011
Vorrei ricordare un grande sacerdote piemontese morto nel settembre 2010: don Rinaldo Trappo (diocesi di Susa) nato nel 1907, ordinato ad appena 22 anni. Partecipò alla guerra in Albania nel 1940 col battaglione “Ceva” del I Reggimento Alpini, seguendolo poi in Russia: e qui, nella tragica ritirata, si trovò nel gennaio 1943 a comandare il battaglione, essendo il più elevato in grado tra gli ufficiali superstiti. Tornò in patria nel maggio 1943, col battaglione ridotto a 47 uomini e all’armistizio dell’8 settembre 1943 fu catturato e deportato in Germania, passando per 7 diversi campi di prigionia. Dopo la guerra, eccolo tra gli emigrati in Francia, Belgio, Germania e Svizzera, tornando poi in Italia fiaccato dalla fatica. Insegnò nelle scuole, fu colpito da tumore e ne guarì attribuendo il fatto alla protezione di un artigliere alpino di Russia diventato poi infermiere del Cottolengo: fratel Luigi Bordino, di cui è in corso la causa di beatificazione. La Russia lo aveva segnato per sempre, e lui - come spesso ripeteva - portò sempre nel cuore “l’ultimo sguardo alle madri, ai bimbi e alle spose che i morenti fissavano nei suoi occhi”. L’ho avuto come amico per più di 20 anni ricevendone le confidenze e i consigli, e ho scoperto che cosa voleva dire per lui essere un “don” Alpino. Era l’ultimo cappellano della divisione alpina “Cuneense”, quasi interamente distrutta nella fornace della guerra. E da allora ci ha educati a non dimenticare.
Dottor Pierluigi Leone, vicequestore aggiunto Polizia di Stato - Torino