La bandiera insanguinata

19 dicembre 2012

Per una serie di circostanze, mi sono trovato in una zona di guerra, un luogo pieno di polvere e di terra arida.
Mi inoltro, impaurito, verso i vari insediamenti, mentre si odono in lontananza esplosioni e cannoneggiamenti.
All’improvviso, una serie di bombe, incombono dall’alto, sembrano le stelle filanti dei fuochi artificiali, facendo grappoli di luci biancastre, che piovevano verso il basso.
Immediatamente mi dirigo verso un casolare, dove di queste bombe ne sono cadute molte, e trovo riversi per terra, tra mille sofferenze, diverse persone ferite, con accanto alcuni cadaveri dall’aspetto irriconoscibile.
Una scena agghiacciante, in una grande nuvola di polvere, che fa vedere molto poco. Si sentono lamenti e urla da ogni parte.
Un’aria acre, e un forte calore, invade anche il mio corpo. Ma non posso andar via, i gemiti strazianti di un bambino, mi fanno correre verso di lui, tra tante difficoltà. Aveva forse 3 o 4 anni, con ferite dappertutto, era pieno di sangue, ma il male maggiore stava in alcuni punti del corpo, dove delle schegge fumanti dell’esplosione, si erano conficcate dentro la carne, e continuavano a bruciare tremendamente.
Lo prendo subito alzandolo dalle spalle, lo tiro su, tra mille grida, cercando di togliere quello che era entrato in quelle ferite, da cui veniva fuori anche un liquido purulento, che non accennava a fermarsi. Il sangue poi, continuava ad uscire dappertutto, anche dagli occhi.
Dovevo fare immediatamente qualcosa, e cercai di mettere la mia mano, in una grossa ferita che aveva sul torace, per togliere quello che gli era penetrato, ma anche io cominciavo a sentire dolore sulla punta delle dita, e avere gli stessi sintomi del bambino.
Allora cercai di prenderlo in braccio, e non avendo niente per asciugare le ferite, lo portai via, in un luogo più sicuro. Cominciai a correre tra le grida dei feriti, che chiedevano aiuto, vicino a decine di morti, tra l’odore di bruciato di quelle strane bombe che portavano fuoco, nei corpi dilaniati dei feriti.
Nonostante anch’io perdevo sangue, cercavo di andare più veloce possibile. All’improvviso, in una nuvola di polvere, mi viene incontro un giovane, che sventolava una bandiera multicolore della pace, mal ridotta e lacerata, attaccata ad un bastone.
Anche lui ferito, ma ancora in piedi, agitava questa bandiera, in un modo violento, e gridava come un forsennato: «Pace, pace, pace, basta con la guerra!» E continuava con gesti inconsunti, quasi impazzito: «Ho perso tutto, ho perso tutto!». Si vedeva che aveva uno squarcio su un braccio, e sanguinava da una gamba, urlava dal dolore, e continuava a gridare in modo quasi nevrotico anche: «Pace, pace!».
Adagiai il bambino per terra, e cercai di avvicinarmi a lui per soccorrerlo, ma lui scappava, dicendo: «Perché, perchè non arriva la pace anche qui! Che cosa vuoi? Anche tu mi vuoi vedere morto! Vattene! Vai via, vai via da me! Basta! Basta con la guerra!». Vedendo che sanguinava parecchio, e non avendo niente per asciugarlo, gli saltai addosso, fermandolo. Presi poi quella vecchia bandiera della pace, e cercai di strapparne un pezzo, dopo di che, agguantai quello straccio, e incominciai a medicargli le ferite, cercando di fermargli l’emorragia che aveva su una gamba, tra strilli e urla di quel poveretto.
Feci quello che mi era possibile, asciugando tutto il sangue fuoriuscito, e gli dissi: «Stai calmo, la tua bandiera, insanguinata, sta asciugando le tue ferite, fra poco verrò a portarti i soccorsi, non ti muovere resta disteso, e vedrai che tra poco finirà questa maledetta guerra, e presto arriverà la pace!». Poi con quel lembo che era rimasto, avvolsi il piccolo che mi aspettava, e corsi a portarlo nell’ospedale più vicino, mentre il giovane ferito, continuava a gridare.
Arrivai al primo pronto soccorso, e consegnai il bambino, che ancora perdeva sangue. Lo curarono subito come potevano, togliendo quel pezzo di stoffa, che gli si era attaccato al corpo, Corsi poi, in auto, con un soccorritore, da quel giovane sofferente, che avevo lasciato per terra. Arrivammo in poco tempo. Lo trovammo per terra, che ancora gridava: «Pace, pace», agitando il solo bastone che gli era rimasto, e con molta cautela lo adagiammo su una specie di barella.
Ecco, improvvisamente notai, che il sangue dalla gamba, non usciva più come prima. Quel pezzo di bandiera, forse l’aveva salvato, riuscendo ad interrompere l’emorragia, che aveva avuto da una scheggia. Allora anche io incredulo, quasi impazzito, piangendo, con tutto il fiato che avevo in corpo, gli dissi: «Vedi, vedi….. quella bandiera della pace che sventolavi, ti ha salvato da una perdita mortale di sangue! Adesso, si, che puoi gridare con tutte le tue forze: Pace, Pace, Pace! Viva la pace! E devi anche gridare a tutti, che soltanto la pace, può salvare l’umanità, dall’orrore della guerra!».
 
Mario Pucci
Autore
Narrativa


Primo premio al concorso letterario Nazionale  "Murialdo".
Svoltosi a Roma il 16 maggio 2009
Menzione d'onore al concorso internazionale "ALIAS" di Melbourne del 2009.

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati