Aborto a Rossano, aperta l'inchiesta

Il Procuratore della Repubblica: «Non si può escludere il dolo eventuale o l'indifferenza rispetto alle possibilità di sopravvivenza del feto».

28/04/2010
foto THINKSTOCK
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Il caso del feto, ma è davvero il caso di chiamarlo "bambino", di 22 mesi estratto dall'utero della madre in seguito a un aborto cosiddetto "terapeutico", cioè eseguito oltre i 90 giorni consentiti dalla legge 194 per motivi gravi, sta avendo in queste ore nuovi sviluppi. La Procura della Repubblica di Rossano, luogo in cui è avvenuto l'aborto e l'abbandono, ha aperto un fascicolo sull'ipotesi di omicidio volontario. La Procura ha già provveduto a iscrivere alcune persone nel registro degli indagati e a inviare i relativi avvisi di garanzia ai membri dell'equipe medica che ha effettuato l'interruzione di gravidanza. «Quella di omicidio volontario», ha raccontato il procuratore Leonardo Leone De Castris all'Ansa, «è un'ipotesi investigativa perchè non si può escludere il dolo eventuale o l'indifferenza rispetto alle possibilità di sopravvivenza. Bisogna appurare se c'è stata consapevolezza del fatto che il feto fosse vivo e se sono state omesse attività di recupero». E' anche prevista a breve l'autopsia sul corpicino del bimbo.

Anche sul fronte politico non mancano le reazioni. «Presenteremo un disegno di legge affinchè venga istituita una Commissione di inchiesta per verificare come viene applicata in Italia la legge 194». Lo annuncia Dorina Bianchi, responsabile sanità per l'Udc. Un proposito non nuovo, per la verità, già invocato da più parti in occasione delle ultime elezioni politiche. Ma non se ne è fatto ancora niente. Lasciar morire un bambino estratto vivo in conseguenza di un'interruzione di gravidanza è infatti in palese violazione dell'articolo 7 della legge 194, quella che regola la spinosa materia. Ha proseguito la Bianchi: «Il caso del feto nato vivo dopo un aborto terapeutico riporta all'ordine del giorno la necessità di monitorare la corretta applicazione della 194, una necessità più volte sottolineata dal nostro gruppo. Non si può lavorare sempre sulle emergenze o, come in questo caso, aspettare che si verifichi un episodio drammatico prima che vengano effettuati dei controlli. Ci auguriamo, quindi che una Commissione d'inchiesta possa colmare un vuoto che contribuisce al verificarsi di situazioni che, francamente, ci sembrano inaccettabili», ha concluso la senatrice.

Stefano Stimamiglio
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Maria Gallelli

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