All'università col nonno

Capita sempre più spesso che i familiari prendano il posto dei ragazzi nell'organizzare la nuova vita universitaria. E non solo in Italia.

26/08/2010

Secondo le notizie che circolano in questi giorni sui giornali i genitori e perfino i nonni sembrano molto coinvolti nell'inizio (e non solo) delle carriere degli studenti universitari in prossimità dell'avvio dell'anno accademico. Quale indirizzo di studio deve prendere mio figlio, dove andrà ad abitare, quale percorso è il più breve per raggiungere la facoltà ma anche…quale stazione della metropolitana è più vicina...
 
Sette domande su dieci sull'organizzazione della vita da studente universitario sembrano venire da parte dei familiari, come se i ragazzi dopo il diploma di maturità non fossero capaci di fare a se stessi le domande e, naturalmente, di risolverle.
Genitori onnipresenti che fanno la fila al posto dei figli e frasi come «Vorremmo fare ingegneria», quasi a implicarsi personalmente nella scelta dei loro pupilli, non sono rare in questi giorni presso le segreterie universitarie.

I dati, comunque, sono destinati a raccogliere ancora tante interpretazioni. Genitori apprensivi, figli bamboccioni, confusione fra corsi vari, un futuro professionale non chiaro.  Le università cercano di difendersi dall'intrusione organizzando per esempio un momento informativo specifico per genitori ma con il preciso messaggio che il prossimo contatto dei genitori con l'università dei figli è previsto unicamente in occasione della laurea.

«Alcune mamme scrivono per avere chiarimenti sulla carriera universitaria del figliolo. Io dico che per motivi di privacy non posso rispondere», dice Giovanni Valotti dell'Università Bocconi. Sempre per motivi di privacy, anche il libretto degli esami può essere abolito: accesso ai voti solo con la password, e solo per gli studenti (ad esempio al Politecnico di Milano) .

Anche il New York Times parla del tema genitori-figli- studi in un articolo intitolato: "Studenti benvenuti al College, genitori a casa". Pur in un contesto educativo e scolastico diverso, il giorno in cui si lasciano i figli al college è da sempre ricco di emozioni intense, un rito di passaggio verso una nuova tappa di vita, una vera e propria uscita dal nido.
«Fa parte di un processo complesso e le istituzioni aiutano ad accelerare la separazione affinché gli  studenti possano sviluppare l’indipendenza», dicono i responsabili degli atenei statunitensi. Così nel giorno in cui i ragazzi vengono portati al College, durante il discorso di inaugurazione, genitori e figli sono fisicamente separati e il rettore parla rivolto direttamente agli studenti. I genitori sono invitati a un rinfresco e così i ragazzi possono conoscere i propri compagni di stanza e di studio. Regole simboliche all'interno del rito che mandano il messaggio che è arrivato il momento che i genitori se ne devono andare. Magari con un magone del tipo: «Sta meglio con 400 sconosciuti che con me!».

Harma Keen
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Postato da andrea luca il 21/09/2010 06:34

I ragazzi dovrebbero essere maggiorenni in tutti i sensi, e da questo punto di vista l'articolista ha abbastanza ragione, ma c'è um motivo per cui i genitori devono poter controllare più o meno saltuariamente (a seconda del bisogno) l'andamento scolastico dei figli: chi è che paga le tasse universitarie spesso vicino ai 2000 euro/anno? Lo dico non tanto da genitore dal momento che ho avuto la fortuna di avere figli giudiziosi, ma da insegnante. Ragazzi che non frequentano , non studiano, non danno esami. Alle superiori cerchiamo il contatto anche con le famiglie dei maggiorenni in barba alla privacy. All'università ovviamente non si fa ma la valanga di abbandoni dice forse qualcosa...

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