Anziani, il governo fa l'esame di coscienza

Una ricerca del sindacato dei pensionati della Cgil mette il dito nella piaga: "Ridotti al minimo il livello dell'assistenza". Il governo promette un intervento deciso.

17/03/2012
Foto Corbis
Foto Corbis

Secondo una recente indagine Spi-Cgil (sigla del sindacato dei pensionati italiani della Cgil), le persone di età superiore ai 65 anni hanno superato quota 12 milioni, sono cresciuti di 768 mila unità dal 2005 al 2010 (207mila solo al Sud) e, stando alle statistiche, nei prossimi anni saranno oltre 3 milioni. L’indagine conoscitiva sulla non autosufficienza, sull’assistenza domiciliare integrata e sullo stato di salute dell’organizzazione dei servizi sanitari e sociali rivolti alle persone anziane ha inoltre rilevato che le persone non autosufficienti sono oltre 2 milioni e 600mila, per la stragrande maggioranza anziane. Numeri pesanti che, facile pronosticarlo, tenderanno ad aumentare sempre più nei prossimi anni.

L’inchiesta segnala anche la forte riduzione dei fondi statali a carattere sociale e tagli e i ritardi nell’erogazione dei fondi per l’assistenza domiciliare alle regioni meridionali. «Il governo Berlusconi ha fortemente ridotto se non, rispetto ad alcune specifiche voci, del tutto azzerato la spesa sociale nel nostro paese», si legge poi nella relazione, «in particolare il Fondo per le Politiche sociali è passato da 930 milioni di euro a 43 milioni, mentre quello sulla non autosufficienza di 400 milioni di euro è stato annullato». Inoltre «tagli e ritardi si sono registrati anche nell’erogazione dei Fondi di Premialità per otto regioni del Sud e in particolare di quei 345 milioni di euro destinati all’Assistenza domiciliare integrata». Se la domanda di servizi per l’età anziana e per i disabili è in costante aumento e non trova risposta nel welfare pubblico, l’indagine rileva quello che, empiricamente, ognuno può verificare: le famiglie provvedono da sole con servizi privati o con assistenti familiari – le famose badanti – o, ancora, con ricoveri in strutture residenziali. Le badanti, in particolare, hanno raggiunto quota 780mila su tutto il territorio nazionale.

In parole povere «il welfare pubblico è stato sostanzialmente sostituito da quello familiare, privato o da ricoveri presso strutture residenziali». Scendendo poi nel dettaglio solo il 4,1% del totale della popolazione anziana complessiva usufruisce dell’assistenza domiciliare integrata: 502mila persone, una persona non autosufficiente su cinque. Di questi, «oltre 414mila (4,9% della popolazione anziana) risiedono nelle regioni del Centro-Nord, 192mila (7,9%) in quelle del Nord-Est, 121mila (3,5%) in quelle del Nord-Ovest, 101mila (3,9%) in quelle del Centro e 88mila (2,3%) in quelle del Sud». Il cosiddetto partenariato, la collaborazione tra diversi soggetti per la realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico, del territorio e dell’integrazione sociale, è poi molto disomogeneo. Non è ancora attuato in Calabria e nel Lazio, in Veneto si sviluppa a livello regionale mentre in Campania, Friuli Venezia Giulia e Val d’Aosta è più sviluppato a livello territoriale con enti locali e Asl. Bene invece Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Basilicata, Piemonte e Umbria. Ancora in cammino Marche e in Abruzzo.

«Chiediamo con forza al governo di adoperarsi per definire nel più breve tempo possibile un Piano nazionale per la non autosufficienza che dia risposte concrete a tutti quegli anziani che vivono in una condizione di profondo bisogno e strumenti di sostegno alle loro famiglie», chiede con forza Carla Cantone, segretario generale Spi-Cgil. «Siamo in una situazione di vera emergenza sociale perché per colpa delle scelte scellerate e vergognose operate dal precedente governo milioni di persone sono state lasciate da sole senza alcuna forma di supporto». «Per questo», conclude la sindacalista, «chiediamo al governo di ripristinare quei diritti universali di cittadinanza che per troppo tempo sono stati calpestati e non rispettati». Il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha a sua volta commentato positivamente l’invito che viene dalle parti sociali: «La cura degli anziani non autosufficienti è una priorità per il governo, su cui bisogna lavorare riprogrammando i fondi comunitari come è già stato fatto per la scuola». Si comincerà, secondo Barca, dalle regioni del Sud dove i fondi comunitari sono disponibili e vanno solo riprogrammati. «È giusto, anticiclico e innovativo intervenire sulla cura agli anziani non autosufficienti: giusto perché bisogna portare le persone anziane sopra i livelli minimi di assistenza; anticiclico perché in questa particolare fase economica di riduzione dei redditi delle famiglie bisogna lavorare sul miglioramento della qualità dei servizi; innovativo perché sollecita nuovo lavoro e nuove tecnologie».

Stefano Stimamiglio
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