Condividiamo tutto, anche la password

Il fulcro dell’intimità del ventunesimo secolo? Va evitato un eccesso di controllo reciproco

20/01/2012

Giovani innamorati da sempre usano scambiarsi confidenze, segreti, oggetti che simboleggiano il loro legame, e fin qui niente di nuovo sotto il sole. Nell’epoca del digitale, però, sono diventate possibili altre forme di intimità. In mezzo a problemi economici e difficoltà di ogni genere, il New York Times ha dedicato ampio spazio - sulla prima pagina della versione online di qualche giorno fa - all’abitudine dei giovani di scambiarsi la password d’accesso alla posta elettronica, a Facebook e ad altri circuiti simili. A volte, usano addirittura la stessa password, per meglio affermare e sottolineare la loro unione: i giovani (ma forse anche i meno giovani) sanno magari anche che si corre anche un rischio, ma si tratta di “un atto di fiducia”, del segnale  di una condivisione completa, del non avere niente da nascondere.

La studiosa Wiseman, ricercatrice nel campo dell’adolescenza e la tecnologia, segnala una somiglianza fra il sesso e lo scambio di password. Il ragionamento che condividono può essere: “se mi vuoi bene mi devi dare tutto”, soprattutto in quei campi in cui solitamente i genitori e gli altri adulti invitano alla prudenza. Il problema è che in entrambi i campi può essere usata l’insistenza, cercando di convincere l’altro/a a tutti i costi, violando magari la privacy individuale. È vero, una password può sempre essere cambiata, ma – dicono gli esperti – talvolta quando il guaio è già successo, e la condivisione della vita online ha danneggiato una relazione e la vita dei singoli. Così può succedere che in caso di disaccordo o litigio, l’offeso/a spiffera in rete quello che è stato confidato in fiducia. Si può accedere a indirizzi e dati di persone significative per la vita dell’altro e farne cattivo uso.
Un’indagine telefonica del 2011 rivela che il 30 % degli adolescenti ha condiviso qualche password con amici o amiche. Sono stati sentiti 770 adolescenti fra i 12 e 17 anni, e le femmine appaiono due volte più disponibili dei maschi a condividerle.

Ecco allora qualche consiglio: l’indirizzo di posta elettronica non è da dare a nessuno, si tratta di un’area dove si parla con parenti, amici, colleghi, uno dei poco spazi privati che ci sono rimasti. Non si tratta di avere da nascondere chissà  cosa; si tratta semplicemente di mantenere dei limiti sensati in un ambito dove ce ne sono pochissimi. E perché mai uno dovrebbe volere la tua password? Quasi tutto è pubblico, ma rimane un piccolo spazio di privacy, ed è meglio evitare  che venga usato contro noi stessi… La stessa regola vale anche per lo smartphone o per il codice d’accesso al personal computer. Suona facile “mi fai vedere un attimo il tuo coso che devo cercare una cosa…”, e sembra poco gentile e perfino un po’ paranoico dire di no, ma si tratta di uno scambio che richiede molto fiducia.
Altrettanto invasivo può essere lo sguardo sul proprio monitor di chi ti sta alle spalle… sembra quasi di dover rinegoziare i propri spazi individuali!

Conclusione: in ogni relazione va evitato un eccesso di controllo reciproco, cosa che invece le nuove tecnologie potenzialmente possono favorire.

Harma Keen
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