Non è un Paese per nascere

In Italia si nasce poco e male ed è necessaria una migliore formazione degli infermieri. Gli esperti pensano a un manuale per migliorare la cura materno-infantile.

05/10/2012

Si conclude oggi il Congresso Nazionale Della Società Italiana di Neonatologia (SIN), che si svolto a Roma, presso il Rome Marriot Park Hotel, dal 3 al 5 ottobre 2012. Temi importanti sono stati affrontati nel corso dell’appuntamento annuale della Società scientifica che in Italia si occupa di favorire e promuovere la ricerca, la divulgazione scientifica, la didattica e l'assistenza nell'ambito della neonatologia, con l’obiettivo di tutelare la salute fisica e mentale del neonato e difenderne i diritti nella società sin dal periodo prenatale. In questo convegno, si farà il punto sulla situazione delle nascite in Italia, sull’andamento della gestione della gravidanza, parto e puerperio che rappresentano in Italia la prima causa di ricovero per le donne.

 Nel nostro paese, infatti, si nasce poco e male e la situazione è variabile fra regione e regione. Gli elementi di spicco di questa analisi sono, appunto, la bassa natalità (1.4 figli per donna in età fertile), l’eccessivo ricorso al taglio cesareo (circa il 37% e oltre il 60% al Sud) e l’incertezza per le madri e per le famiglie sulla affidabilità dei centri nascita. Queste criticità richiedono necessariamente la definizione di nuovi programmi in tema di politica sanitaria.

Per ovviare a ciò, è stato presentato il primo Manuale di certificazione dei Punti nascita, frutto di una collaborazione di varie società mediche coinvolte nella cura materno-infantile. Per tutelare quest’ultima, infatti, si è pensato di definire meglio parametri e garanzie per l’accreditamento dei punti nascita pubblici e privati. Una sorta di biglietto da visita che la SIN propone alle istituzioni sanitarie, a cominciare dal Ministero della Salute, per lavorare insieme su una delle questioni di maggiore attualità nel panorama sanitario nazionale.

Il Manuale sarà presentato dalla Società nei congressi scientifici delle diverse associazioni professionali e, in modo ufficiale, presso il Senato della Repubblica il 5 dicembre 2012. Le cause del basso tasso di natalità nel nostro paese sono molteplici, e l’importanza di seguire il neonato è sempre più avvertita in questo momento di forte crisi sociale.

Nella sessione “Gli scenari futuri in medicina”, gli esperti hanno affrontato l’argomento da diverse angolazioni, dalle prospettive meramente economiche a quelle organizzative, dalla definizione dei ruoli all’impatto di ulteriori ed attese conquiste tecnologiche.

Altro importante focus al Convegno, quello sull’importanza del latte materno e dell’allattamento al seno sotto il profilo nutrizionale, psicofisico e sociale, in linea con le indicazioni OMS e Unicef. Ma sarà lanciato anche un allarme: la SIN denuncia carenze nel numero di infermieri in neonatologia e nelle terapie intensive neonatali, ma anche l’assenza di un adeguato percorso formativo. Due vuoti che, in Italia, sono largamente colmati da lodevoli attività volontaristiche di singole istituzioni ma non basta.

In Italia sono circa 10mila gli infermieri che lavorano a contatto con i neonati ma pochi hanno seguito corsi di formazione specifici. Queste ragioni hanno spinto la SIN a promuovere un percorso di formazione e spingere per un’interazione e integrazione, anche e soprattutto in sala parto, tra le figure mediche e infermieristiche, dedicando a questo aspetto anche una sezione del “Manuale per la certificazione dei Punti nascita”.

«La complessità delle cure neonatali richiede un modello organizzativo che assicuri il costante coinvolgimento di tutte le figure che a vario titolo si prendono cura del neonato» - afferma infatti il presidente della SIN Paolo Giliberti - «la cui leadership non è più affidata al singolo ma al team nel suo complesso. L’infermiere è parte integrante e per certi versi caratterizzante dell’assistenza neonatale. Lavoriamo per a creare la figura specialistica dell’infermiere dell’area neonatale, e far sì che la componente medica ne riconosca il ruolo fondamentale e le Istituzioni ne comprendano la indispensabilità nelle strutture di cura del neonato».

Durante i tre giorni di lavori, sono stati numerosi i corsi pratici riservati agli infermieri. Al convegno hanno partecipato, inoltre, più di 1000 medici provenienti da tutte le regioni italiane e dall’estero, in un’ottica di apertura e di integrazione delle culture, oltreché di necessario confronto e scambio scientifico.

Alessandra Turchetti
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