Disabili e lavoro

Una minima percentuale di loro (3,5%) lavora, il resto o è in pensione o completamente inabile.

04/06/2010
(Foto THINKSTOCK)
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In Italia disabilità fa rima con disoccupazione. Almeno per chi vive in famiglia. Secondo una recente indagine Istat infatti solo il 3,5% delle persone disabili che risiede tra le mura familiari è effettivamente occupata mentre lo 0,9% è alla ricerca di un lavoro. Il reddito per le persone con handicap viene garantito dalle pensioni nell'85% dei casi. Come spesso accade poi sono le donne ad avere la peggio: solo l'1,82% delle disabili lavora a fronte del 6,82% degli uomini.

In Europa le cose vanno forse un po' meglio, ma resta ancora molto da fare. L'European Disability Forum, un'organizzazione non governativa indipendente nata nel 1996 con compiti di rappresentanza degli interessi di circa 65 milioni di disabili europei e gestita in prima persona da persone disabili, ha di recente lanciato il suo allarme in vista di Europe 2020, il programma di crescita strategica per i prossimi 10 anni elaborato dalla Commissione Europea: «Le persone disabili non sono ancora parte integrante del progetto», scrivono sul sito ufficiale i responsabili dell'organizzazione. E se si pensa che una famiglia europea su 4 ha un disabile a carico e che il 62% dei disabili hanno redditi fra i più bassi in Europa, la questione si pone in maniera urgente sia sotto il profilo sociale che economico. Per questo l'European Disability Forum spiega che l'Europa ha bisogno anche di loro, delle persone portatrici di handicap, per crescere. Ma si è ancora lontani da una vera e propria parità: se il 18% di tutti gli abitanti dell'Unione Europea frequenta l'università, i disabili fanno registrare una frequenza di solo il 9%, cioé la metà esatta. Inoltre, mentre il 69% dei cittadini europei ha un lavoro, la quota si abbassa sensibilmente per i portatori di handicap, che si attestano a un misero 29%.

Alla luvce di questi dati il Forum propone il Disability Pact, una sorta di "road map" da implementare in Europe 2020 attraverso, tra l'altro, l'aumento del tasso di occupazione e di curriculum formativo superiore per le persone disabili, di un sistema sociale adeguato a ridurre la sperequazione sociale, oltre che di una abbattimento delle barriere tecniche e tecnologiche per l'accesso dei disabili a siti governativi.

Stefano Stimamiglio
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