Educazione sessuale: un appello alla Gelmini

L'educazione sessuale a scuola va fatta da esperti e coinvolgendo la famiglia

06/10/2010

Nell’ultimo anno oltre 250 mila studenti italiani frequentanti le scuole superiori (circa il 10% del totale) sono stati coinvolti in un progetto sperimentale di educazione sessuale. I corsi, tenuti da esperti all’interno di ogni singola classe, si sono avvalsi del kit didattico messo a punto dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo). Emilio Arisi, presidente della Sigo, forte del successo ottenuto da questa iniziativa ha lanciato, nei giorni scorsi, un appello al ministro Gelmini per sollecitare l’introduzione dell'educazione sessuale tra le discipline di studio. Materia, infatti, che in Gran Bretagna si inizia a trattare già dalle elementari; in Portogallo è obbligatoria dal 1990, in Francia fa parte dei programmi scolastici fin dal 1973, in Germania dal 1970, in Svezia dal 1956. In Olanda, infine, dal 1980 il Governo sponsorizza un programma educativo con l'obiettivo di formare i giovani a una sessualità consapevole.  

A tal proposito, Elisabetta Costantino, psicologa e autrice di 3 recenti e originali manuali sull’educazione affettiva e sessuale per la San Paolo, precisa che «l’educazione sessuale è certamente un’attività utile per i bambini, anche se va proposta con modi e tempi adeguati al loro livello di sviluppo». Secondo l’esperta può essere introdotta sin dalle elementari «innanzi tutto come educazione agli affetti e ai sentimenti, alla conoscenza di se stessi, della propria identità, anche sessuale, e del proprio corpo, per poi giungere a temi più specifici di natura sessuale». È chiaro, inoltre, che andrebbe «svolta da un professionista esperto, non solo dei temi relativi allo sviluppo affettivo e sessuale, ma soprattutto dello sviluppo infantile».

Questo perché i vari argomenti vengano presentati sulla base delle «necessità specifiche della classe, partendo dalle stesse curiosità e dai dubbi espressi dai bambini, in modo che diventi un luogo di discussione, di messa in atto delle proprie paure e vergogne, di reciproca comprensione dei sentimenti». Di fondamentale importanza, infine, la necessità di «tenere informati i genitori sui contenuti affrontati in aula con i bambini, ma soprattutto di coinvolgerli direttamente nel progetto con incontri periodici estesi anche a loro, in modo che l’educazione agli affetti e ai sentimenti, oltre che sessuale, sia proseguita e ampliata a casa».

Simone Bruno
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